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Militare pestato ai Quartieri, nei guai il cognato del ras

Militare pestato ai Quartieri, nei guai il cognato del ras

NAPOLI. Avrebbe aggredito alle spalle, minacciato e offeso un maresciallo delle forze dell’ordine per permettere a un amico di sottrarsi al controllo. Sul momento l’iniziativa riuscì ma, a dimostrazione dell’inesorabilità della giustizia, Gaetano Avoletto a distanza di anni è finito in manette per la tentata rapina della pistola d’ordinanza dell’investigatore mentre risponderà a piede libero degli altri reati. Il grave episodio avvenne il 5 luglio 2020 in vico Canale a Taverna Penta, quando furono fermati due uomini sorpresi nei pressi della “piazza della sposa”, la più fiorente centrale di spaccio di droga dei Quartieri Spagnoli. Carabinieri e polizia, coordinati dalla Dda, hanno ricostruito con precisione l’accaduto e così per il 55enne è partita la richiesta di custodia cautelare in carcere. Il sottufficiale dovette ricorrere a cure ospedaliere per una contusione con ecchimosi. Erano le 22 circa quando una pattuglia delle forze dell’ordine individuò come sospetti” due uomini con una busta in mano che si allontanavano da un “basso” in vico Canale a Taverna Penta. Il maresciallo si lanciò al loro inseguimento e riuscì a bloccare uno di essi, ma alle sue spalle comparve Gaetano Avoletto che lo afferrò per il collo come per strangolarlo, minacciandolo e offendendolo. “Lascial... lota, si no t’accir”, disse mentre cercava di portargli via la pistola d’ordinanza senza riuscirvi. Poi la fuga. Ai Quartieri Spagnoli il 29 maggio scorso è andata a buon fine la più grande operazione antidroga della storia. Decine di episodi di spaccio e traffico sono stati ricostruiti dalle indagini della Squadra mobile della questura e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, con la conseguenza che vertici, luogotenenti e gregari dei 3 clan sono finiti in manette: gli EsposiL’INDAGINE Il raid risale al 2020, il capopiazza aveva pure provato a rubargli la pistola Militare pestato ai Quartieri, nei guai il cognato del ras to di Antonio “’o pallino”, i Masiello retti dal Vincenzo “Cucù” e i Saltalamacchia capeggiati dal ras Eduardo. Gli inquirenti della Dda hanno anche fatto luce sul duplice tentato omicidio di Paolo Pesce “’o Chipeppe” (poi morto per case naturale nel 2021) e Domenico Masi mentre nell’ordinanza si fa riferimento all’omicidio di Ciro Caiafa, senza però che a nessuno dei 53 arrestati sia contestato il delitto (avvenuto il 31 dicembre 2020). Si sono però diffuse le intercettazioni, risalenti al 30 marzo 2020, a casa di uno degli indagati. «Come dobbiamo fare con questo Ciro Caiafa che logicamente lo teniamo qua sopra?», diceva Saltalamacchia, che aggiungeva: «Facciamoci furbi un’altra volta come prima, diamogli il bacio, diamogli la mano ’o frate... come si gira, boom... questo dobbiamo fare». Nella stessa conversazione Saltalamacchia diceva ancora: «Mò ’sto Ciro Caiafa, per noi è un problema?». C’è anche un altro risvolto del blitz. Le indagini hanno accertato che i gestori delle piazze di spaccio, a cominciare da quella di Carmine Furgiero “’o pop” (detto anche lo “svacantatore” di piscine) pagavano il “pizzo” alla triade di camorra. Ora presumibilmente i pagamenti si sono fermati e ciò potrebbe rappresentare un motivo di tensione.

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