Tutte le novità
20 Giugno 2023 - 08:55
Paraplegico pestato per l’alloggio popolare, chiesti 18 anni per gli aguzzini di Scampia
NAPOLI. Sulla loro testa pende l’accusa di aver minacciato e massacrato un disabile al fine di impossessarsi dell’alloggio popolare in cui viveva e per questo motivo rischiano adesso di andare incontro a una condanna a dir poco severa. Il processo di primo grado che ha portato alla sbarra Leopoldo Marino e Carmine Pandolfi, presunti uomini del clan Notturno di Scampia, entra nel vivo con la requisitoria del pubblico ministero e per i due aguzzini si profila un verdetto non proprio soft. Il pm ha infatti chiesto 9 anni di carcere per ciascuno dei due imputati: una pena di assoluta consistenza, tenendo anche conto del fatto che il processo si sta celebrando con il rito abbreviato. Se Pandolfi non ha però fin qui profferito parola, Leopoldo Marino ieri ha a sorpresa deciso di rilasciare alcune dichiarazioni spontanee. Il presunto aguzzino ha negato l’addebito, sostenendo che nel periodo in cui si è consumata la violenza si trovava detenuto. Marino ha inoltre spiegato di non aver conosciuto o incontrato la vittima del raid. Toccherà adesso al legale dei due imputati, il penalista Dario Carmine Procentese, provare ad aprire uno squarcio in un impianto accusatorio che fino ad oggi si è rivelato quantomai granitico. Agli atti dell’inchiesta c’è infatti la denuncia della persona offesa e già in precedenza il Riesame aveva confermato la bontà dell’indagine, ribadendo la custodia cautelare in carcere sia per Marino che per Pandolfi. Nelle Case dei Puffi a Scampia a luglio 2021 il gruppo dello Chalet Bakù, Raia-Notturno, subentrò alla Vanella Grassi e così due emissari pensarono di sfrattare con la forza gli occupanti di un alloggio in via Contorni: un ex pusher agli arresti domiciliari, costretto su una sedia a rotelle per un incidente domestico, e l’anziana madre. Ci riuscirono con la violenza, ma la denuncia delle vittime ha dato il via a un’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Dda, che ha portato a settembre 2022 all’arresto degli autori dell’estorsione aggravata dal metodo mafioso: Leopoldo Marino e Carmine Pandolfi detto “Braciola”, i quali devono rispondere anche di lesioni per aver picchiato S.A. Come pretesto gli imputati utilizzarono un vecchio debito di 60 euro per un storia di droga, arrivato a loro dire a 2.500: «Dacci i soldi entro domani oppure le chiavi dell’appartamento. Altrimenti ti atterriamo». La vicenda è durata tre giorni, tra il 10 e il 12 luglio. I due uomini - che fino a un mese prima percepivano anche il reddito di cittadinanza - si presentarono sempre insieme nell’abitazione del 27enne, allora sottoposto a domiciliari a Scampia, minacciandolo con il pretesto di ottenere la restituzione di un presunto debito contratto tempo prima. Ma gli investigatori ritengono che l’unico obiettivo fosse quello di costringere lui e la madre convivente a lasciare l’abitazione. «Carmine Pandolfi mi chiese subito con tono alterato se avevo i soldi da dargli. Alla mia risposta negativa lui e l’altro, che conoscevo solo di vista, iniziarono a picchiarmi. Non avevo possibilità di fuga», riferì la vittima.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo