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«Uccisi io Pasquale Malavita»

«Uccisi io Pasquale Malavita»

Magnetti confessa nove delitti: «Guarino mi disse che volle la morte di mio fratello». Il ras della Vanella Grassi: «Ho sparato ad Antonio Faiello, ma era una questione tra ragazzini finita male»

NAPOLI. Epurazioni interne, vendette trasversali e uccisioni di innocenti per infiammare il colpo di coda della prima faida di Scampia. Fabio Magnetti, boss e killer del clan della Vanella Grassi, è un fiume in piena e con un lungo manoscritto il cui contenuto è stato anticipato ieri dal nostro giornale fa luce su nove omicidi, tre dei quali ancora oggi in parte irrisolti: quelli di Vittorio Iodice, Carmine Fusco, Pasquale Malavita, Antonio Faiello, Giuseppe Parisi e Giuseppe Ferraro, Giovanni Cantone, Raffaele Stanchi e Luigi Montò. Da anni detenuto al 41-bis Magnetti ha finalmente deciso di fare un passo verso lo Stato, pur non chiedendo formalmente lo status di collaboratore di giustizia.

Il ras della Vanella ha quindi ammesso il proprio coinvolgimento nell’omicidio di Carmine Fusco, definito una «povera vittima» di una «assurda morte». Sul punto, Magnetti ha spiegato: «Questo omicidio, secondo quanto riferitomi da Rosario Guarino, era stato commissionato dal clan Amato-Pagano, il quale ne aveva decretato la morte poiché egli, affiliato ai rivali dei Di Lauro, aveva supportato questi ultimi economicamente attraverso la gestione del commercio di stupefacenti». E ancora: «Rosario Guarino contattava Gaetano Petriccione, Luca Raiano e infine anche me, dicendomi che il mio ruolo sarebbe stato solo quello di fungere da autista di Petriccione». Un ampio passaggio è poi dedicato all’omicidio di Pasquale Malavita, ucciso nell’ambito di un’epurazione interna alla Vanella: «La sua morte è stata orchestrata e fortemente voluta da Rosario Guarino, con il benestare del clan Amato-Pagano... Nella morte di Malavita purtroppo sono stato l’esecutore materiale... Guarino mi aveva fatto credere che Malavita aveva dato il proprio consenso all’uccisione del mio compianto fratello Luigi Magnetti. All’epoca non avevo motivo di dubitare di tale circostanza».

Quanto all’omicidio di Antonio Faiello: «Non posso negare il mio coinvolgimento in questo terribile assassinio... dettato dalla circostanza che ne era coinvolto Paolo Esposito, mio cognato, all’epoca 15enne... Quest’ultimo era venuto a conoscenza che due ragazzine sedicenni che lui e un suo amico stavano frequentando avevano avuto in precedenza un rapporto affettivo anche con due affiliati dei Di Lauro. Tale notizia lo aveva sconvolto a tal punto da decidere di schiaffeggiarle». Ne scaturì un’escalation di violenza culminata in un’incursione armata dei Di Lauro, con tanto di conflitto a fuoco con la Vanella Grassi: «I killer al seguito di Raffaele Di Lauro cominciarono a sparare in direzione di Antonio Mennetta... nel trambusto creatosi Antonello Faiello estrasse la pistola e la puntò verso di me, ma essendo più veloce riuscii a sparargli per primo, colpendolo all’altezza del collo». Stando a quanto riferito dal ras Magnetti, il delitto Faiello avrebbe progressivamente innescato l’allontanamento dagli Amato-Pagano e l’avvicinamento ai Di Lauro. Il ras Marco “F4” si sarebbe infatti poi scusato con la Vinella.

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