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Terremoto a Secondigliano, scarcerato il ras “Rockets"

Terremoto a Secondigliano, scarcerato il ras “Rockets"

Il fedelissimo di Paolo Di Lauro va ai domiciliari, fuori anche la compagna

NAPOLI. Da tempo immemore ritenuto come uno dei pezzi da novanta del clan Di Lauro di Secondigliano, in tempi più recenti è stato inquadrato come il regista, insieme alla compagna Simona Esposito, di un imponente giro di stupefacenti tra Napoli e il Vesuviano. L’inchiesta che ha portato Raffaele Paolo “’o Rockets”, dopo sei mesi di latitanza, prima all’arresto e poi alla sbarra, si è però conclusa con un verdetto che ha solo in parte soddisfatto le aspettative della Procura, che ha ottenuto due condanne dimezzate rispetto a quanto invocato in sede di requisitoria. Le cattive sorprese non sono però finite qui: il giudice di primo grado ha infatti disposto la scarcerazione di entrambi i presunti narcotrafficanti. Una circostanza, questa, che potrebbe innescare non poche fibrillazioni negli ambienti della mala secondiglianese. Il processo celebrato con la formula del rito abbreviato si è dunque concluso con le seguenti condanne: 4 anni e 2 mesi di reclusione per Raffaele Paolo, difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Raffaele Pucci, e 3 anni e 2 mesi per la compagna Simona Esposito, difesa dagli avvocati Procentese e Giuseppe De Gregorio. Di tutt’altro avviso era stato il pubblico ministero Giuliano, che aveva chiesto 8 anni e 10 mesi per “’o Rockets” e 7 anni e 10 mesi per la donna: quest’ultima, inizialmente sottoposta al solo divieto di dimora, era stata tra l’altro anche arrestata per aver ripetutamente violato la misura cautelare. Ad ogni modo il verdetto pronunciato ieri mattina dal gip Comella ha messo fine alla permanenza in carcere di entrambi gli imputati: sia il ras Paolo che la compagna hanno infatti ottenuto gli arresti domiciliari. In favore di Raffaele Paolo potrebbe aver deposito l’atteggiaMALANAPOLI Il colpo di scena dopo la condanna a soli 4 anni per traffico di droga Terremoto a Secondigliano, scarcerato il ras “Rockets” mento “collaborativo” mostrato in seguito alla cattura. In sede di interrogatorio di garanzia il 52enne ras aveva infatti ammesso gli addebiti e reso alcune dichiarazioni spontanee: «Per una vita intera sono stato tra i fedelissimi di Paolo Di Lauro e per quei reati ho scontato quasi vent’anni di carcere. Quando sono tornato a piede libero non avevo più nulla. Ho provato a reinserirmi nella società, ma non sono riuscito a trovare alcun tipo di impiego. L’unica possibilità che mi rimaneva era quella di spacciare un po’ di droga su appuntamento e così ho fatto». L’autorità giudiziaria non ci ha però messo molto a presentargli il conto. Paolo aveva infatti due utenze telefoniche sotto controllo nell’ambito di un’inchiesta per omicidio (reato di cui è al momento solo indagato). Così “’o Rockets” e la compagna Simona Esposito sono stati ascoltati dagli investigatori mentre gestivano l’attività illecita tra Napoli, Portici e in alcuni casi Caserta. Scriveva infatti il gip che la vendita di sostanze stupefacenti avveniva «a ciclo continuo», come un «lavoro». Tant’è vero che la donna in una conversazione intercettata utilizza il termine per indicare l’impegno profuso a tempo pieno. Sulla sua testa pendono oggi anche le accuse del figlio, Pasquale Paolo, oggi collaboratore di giustizia.

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