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22 Giugno 2023 - 08:24
NAPOLI. Ha rapinato un’autovettura e per evitare l’arresto l’ha fatta grossa aggravando la sua posizione. Salvatore Cuccaro detto “’o figlio d’abessinese”, 55enne cugino dei boss “Cuccarielli” di Barra, ha colpito un poliziotto con un pugnale e ora dovrà rispondere anche di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. È finito in manette l’altro ieri mattina ad opera dei Falchi della Squadra mobile della questura di Napoli. In passato è stato accusato due volte di omicidio, ma in entrambi i casi la procura lo ha prosciolto. I poliziotti della speciale sezione della Mobile (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Antonio Concas) durante un servizio di contrasto ai reati predatori sono intervenuti in via Pasquale Ciccarelli per una segnalazione di una rapina di un’Opel. Giunti sul posto, hanno contattato il proprietario che ha raccontato di essere stato avvicinato poco prima da un uomo armato di coltello. Il quale minacciandolo, si era impossessato della macchina. Gli investigatori in motocicletta si sono messi subito in azione: grazie alle descrizioni fornite e al sistema Gps montato sul veicolo, hanno rintracciato la vettura in una piazzola di sosta nei pressi dell’uscita di Fuorigrotta della Tangenziale. A bordo c’era Salvatore Cuccaro che, appena li ha visti, ha tentato di innestare la marcia per eludere il controllo. Ma è stato fermato e allora ha impugnato un pugnale nascosto sotto il sedile dell’auto, avventandosi contro e colpendo uno dei Falchi fino a quando è stato disarmato e, dopo una colluttazione, bloccato. Così lui, dopo le formalità burocratiche in questura, è finito a Poggioreale: l’Opel è stata restituita al proprietario. Prima di ieri, Salvatore Cuccaro era salito alla ribalta della cronaca il 6 febbraio 2021. Quel giorno lo arrestarono i carabinieri perché nascondeva nella cantinola dell’abitazione un fucile a canne mozze. Una perquisizione domiciliare gli fu fatale e i militari dell’Arma gli contestarono l’aggravante mafiosa, poi caduta. Va sottolineato che “’o figlio d’abessinese”, com’è soprannominato, non ha a carico condanne per camorra e non è considerato organico al potente clan con base in via Giovanbattista Vela a Barra. Andando a ritroso nel tempo, era il 10 novembre 2015 quando sulla testa di Salvatore Cuccaro cadde un’ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio di Giovanni De Filippo. Un delitto anomalo, scaturito da una violenta lite in un appartamento di via Serino per motivi mai completamente chiariti. Allora il destinatario del provvedimento restrittivo stava scontando una pena a cinque anni di reclusione per il tentato omicidio di un automobilista avvenuto nell’aprile precedente nel quariere Ponticelli. Salvatore Cuccaro è un personaggio da tempo molto noto alle forze dell’ordine. Il padre, Raffaele Cuccaro, venne ammazzato in un agguato di camorra nell’83. E lui, secondo gli investigatori uccise l’assassino del genitore (accusa per la quale fu prosciolto). Anche per il delitto De Filippo è risultato innocente e così era tornato libero.
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