Cerca

Clan Mallardo, fuori Cecere

Clan Mallardo, fuori Cecere

GIUGLIANO. Racket al cantiere edile per conto del clan Mallardo, scarcerato Ernesto Cecere, alias “Ernestino” (nel riquadro). L’aguzzino, 45enne di Villaricca, era stato arrestato con la grave accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, al fine di agevolare il gruppo capofila dell’Alleanza di Secondigliano. Dapprima il gip del tribunale di Napoli Nord e poi il gip del tribunale di Napoli avevano disposto la custodia cautelare nel carcere di Secondigliano, ma il colpo di scena non ha tardato ad arrivare. Il tribunale del Riesame di Napoli, Ottava sezione penale accogliendo le argomentazioni difensive dei legali di Cecere, gli avvocati Domenico Pennacchio e Luigi Poziello, ha riformato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ha disposto nei confronti di Ernesto Cecere la misura degli arresti domiciliari, senza braccialetto elettronico, nella sua abitazione di Giugliano. “Ernestino” Cecere vanta un curriculum criminale quantomai allarmante: numerose rapine ad istituti di credito, furti, evasione dagli arresti domiciliari, dichiarazione di delinquenza abituale con applicazione della libertà vigilata e della casa lavoro; sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Nonostante ciò, il tribunale delle Libertà ha inteso dare seguito alle argomentazioni difensive, ritenendo che in tema di esigenze cautelari, le stesse potessero essere soddisfatte anche mediante i domiciliari. Sullo sfondo resta comunque la gravità della vicenda che ha portato all’arresto del presunto aguzzino. Tra gli scorsi mesi di marzo e aprile la paranza del clan Mallardo avrebbe gravemente minacciato a scopo di estorsione alcuni imprenditori impegnati in lavori edili a Giugliano in Campania: cinque presunti affiliati al clan Mallardo, accusati di tentata estorsione continuata e di ricettazione aggravati dal cosiddetto metodo mafioso, sono stati sottoposti a un provvedimento di fermo emesso dalla Dda ed eseguito dai carabinieri della compagnia di Giugliano. Dalle indagini è emerso che per recarsi nei cantieri dove chiedere il pizzo gli indagati usavano moto con targhe in precedenza sottratte ad altri veicoli. In manette erano così finiti, oltre a Ernesto Cecere, anche Gennaro Maraniello, Gaetano Mele, Giuseppe Mele e Nicola Sarnataro. In particolare, le condotte estorsive sarebbero state consumate tra i mesi di marzo ed aprile 2023, in danno, nello specifico, di vari imprenditori edili. Nei confronti dei quali, mediante minacce, gli indagati avrebbero preteso il pagamento di tangenti per consentire la prosecuzione dei lavori intrapresi nel comune di Giugliano. Una volta giunti sui cantieri, ad esempio in via Fogazzaro, minacciarono gli operai: «Chi è il masto? Sapete dove venire... dovete venire dai compagni». Questa la frase utilizzata dagli esponenti della cosca quando si trattava di andare a fare la “bussata” nei cantieri.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori