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Il re dei rapinarolex in fuga

Il re dei rapinarolex in fuga

Colpo grosso in trasferta, Antonio Capo rompe i domiciliari e scompare nel nulla. Il fratello dell’ex pentito Guglielmo è stato condannato a 3 anni e 6 mesi, stessa pena per Mario Solla

NAPOLI. Il processo che lo vede imputato con l’accusa di aver scippato un orologio di lusso si è concluso con una condanna a dir poco mite, ma di lui sembra essersi persa ogni traccia. Antonio Capo, fratello del più conosciuto Guglielmo, ex uomo del clan Di Biasi dei Quartieri Spagnoli e poi collaboratore di giustizia, ha infatti “rotto” gli arresti domiciliari, oltre che il braccialetto elettronico, dileguandosi nel nulla. Le forze dell’ordine hanno già avviato un’indagine per cercare di stanarlo, ma fino ad ore le ricerche non hanno dato esito. Alle orecchie di Antonio Capo, 37enne di San Pantaleone, molto probabilmente sarà comunque giunta la notizia della conclusione del processo di primo grado celebrato con la formula del rito abbreviato innanzi al gip del tribunale di Rimini. Accusato di aver commesso una rapina insieme al complice Mario Solla, altra vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, Capo rischiava di andare incontro a una condanna a dir poco severa.

Accogliendo le argomentazioni difensive del suo legale, l’avvocato Luigi Poziello, il giudice ha derubricato l’accusa da rapina pluriaggravata in furto con strappo, infliggendo così ad Antonio Capo una pena di soli 3 anni e 6 mesi di reclusione. Stesso verdetto anche per il presunto complice. Per la stessa vicenda risultano indagati anche Angelo Coppola, 34enne di Piedimonte Matese, e Clara Capo, 42enne residente a Rimini. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il fratello dell’ex ras Guglielmo e il complice si sarebbero resi protagonisti di una violenta rapina commessa a Riccione il 23 maggio 2021. Nel mirino del commando di trasfertisti era finito un facoltoso ottantenne della zona, Tiziano Grilli, che, dopo essere stato pedinato per alcuni chilometri, era stato derubato del prezioso Bulova-Vacherone “Constantin” dal valore commerciale di circa 7mila euro. Capo, in particolare, sarebbe stato l’esecutore materiale dello scippo, commesso in sella a uno scooter mentre la vittima aveva momentaneamente arrestato la marcia del suo suv Porsche nei pressi della stazione di Rimini per far scendere la compagna.

Approfittando del finestrino abbassato, il bandito avrebbe infatti afferrato il polso del malcapitato, portandogli via il prezioso orologio che indossava al polso. Mario Solla avrebbe invece svolto il compito si “scorta”, facendo da copertura a Capo durante le fasi esecutive dell’assalto. Ad Angelo Coppola e Clara Capo la Procura di Rimini contesta invece di aver preso parte alla gang curando gli aspetti “logistici” del raid. Nonostante la pesante accusa, nei mesi scorsi Antonio Capo, a differenza del complice Solla, era riuscito a lasciare il carcere per andare ai ben più confortevoli arresti domiciliari. Il 37enne dei Quartieri Spagnoli poche settimane fa ha però deciso di violare la misura cautelare e, forzato il braccialetto elettronico, ha fatto perdere ogni traccia di sé. Il processo nel frattempo ha fatto il proprio corso e per il presunto bandito è arrivata una mite condanna a tre anni e mezzo di carcere.

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