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Chiama il clan per lo sfratto, quattro arresti nei Mazzarella

Chiama il clan per lo sfratto, quattro arresti nei Mazzarella

NAPOLI. «Qua ci sono io per conto dei Mazzarella». Così si espresse Salvatore Ricciardi, 41enne di origini napoletane trasferitosi a Pomigliano d’Arco, nel parlare con un incredulo inquilino di un appartamento nella cittadina entrato in contrasto con il suo padrone di casa. Quest’ultimo si era rivolto a “Totore ’e Nannina” per recuperare due mesi di fitto non versati per problemi tecnici all’abitazione che il proprietario non aveva risolto. Ma la vicenda è andata ben oltre con l’intervento di quattro complici del ras, tra cui il cognato 52enne Salvatore Meola e un 17enne (che non figura nell’inchiesta della Dda proprio perché minorenne). All’alba di ieri c’è stato il clou della prima fase dell’indagine con gli arresti. In manette sono finiti, oltre ai due parenti, il 29enne Vincenzo Basso e il 32enne Sergio Bamundo. Tutti accusati di estorsione con l’aggravante mafiosa, ma da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Il provvedimento eseguito infatti è una misura cautelare contro cui sono ammessi mezzi di impugnazione. Sono stati i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna, autori dell’indagine partita a novembre scorso, a eseguire all’alba di ieri l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli a carico di Salvatore Ricciardi, Salvatore Meola, Vincenzo Basso e Sergio Bamundo. Nella ricostruzione degli inquirenti (da confermare o meno nell’eventuale giudizio) i quattro indagati hanno agito a coppie in due fasi diverse. I primi convocando, ma in sostanza costringendo, la vittima a recarsi con loro in un bar di Pomigliano d’Arco nel quale Salvatore “’e Nannina” mise subito le cose in chiaro: «Siamo noi che comandiamo sul territorio», invitando l’interlocutore a lasciare l’appartamento in locazione e consegnare 1.000 euro in due tranche da 500. L’inquilino cercò di spiegare che i due mesi di pigione non versati al proprietario, in un’occasione presente anch’egli al bar con l’indagato, erano a copertura dei danni subiti dall’appartamento per l’umidità e un allaccio abusivo elettrico. Ma Ricciardi e successivamente gli altri gli risposero che il proprietario era “nu frat” (ma non risultano legami con il gruppo dei “mazzarelliani” di Pomigliano d’Arco e «stava dando fastidio ai responsabili di zona». La vittima allora pagò la prima rata estorsiva e pensò che tutto sarebbe finito quando seppe che Salvatore Ricciardi era stato arrestato. Ma si fece vivo Vincenzo Basso, che comunicò di aver preso il posto di “Totore ’e Nannino” sul territorio nel periodo di detenzione dell’altro. Perciò gli altri 500 euro dovevano adesso essere versati a lui e inoltre l’inquilino avrebbe anche dovuto lasciare l’appartamento entro il 31 marzo 2023 versando altri 1.000 per il “disturbo” arrecato all’organizzazione. Incaricato di portare le “imbasciate” era Sergio Bamundo (nato nelle Antille). Ma l’uomo si è rivolto ai carabinieri ed è partita l’inchiesta della procura antimafia culminata nei provvedimenti restrittivi di ieri.

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