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12 Luglio 2023 - 08:23
Ergastolo cancellato per Salvatore Tamburrino, ex fedelissimo del boss Di Lauro
Ergastolo cancellato per l’ex ras del clan Di Lauro colpevole di aver assassinato la moglie. Ieri pomeriggio la Corte d’assise d’appello di Napoli ha condannato a 30 anni di reclusione Salvatore Tamburrino per l’omicidio di Norina Matuozzo, avvenuto il 2 marzo del 2019 a Melito. Subito dopo il delitto, Tamburrino, all’epoca braccio destro del boss Marco Di Lauro, ammise la sua responsabilità e fornì agli investigatori, diventando così collaboratore di giustizia, elementi utili per catturare l’allora latitante Marco “F4”, che fu preso in poche ore a Chiaiano; Tamburrino si occupava infatti di rifornire di vivande il boss.
Tamburrino uccise la moglie a colpi di pistola a casa dei suoceri, dove la donna aveva trovato rifugio dopo la separazione. La sentenza di ieri arriva al termine del quarto processo sostenuto da Tamburrino (difeso dall’avvocato Domenico Esposito), che era stato condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado, poi la Cassazione, il 5 dicembre scorso, ha annullato rinviando gli atti a un’altra sezione della Corte d’assise d’appello per rideterminare la pena, dopo aver accolto le richieste difensive di assorbimento del reato di maltrattamenti nel reato di omicidio e dell’assorbimento del reato di detenzione dell’arma in quello di porto in luogo pubblico dell’arma. Ieri dunque la Corte d’assise d’appello ha rideterminato la pena come stabilito dalla Cassazione, annullando l’ergastolo e comminando 30 anni.
Un verdetto che ha destato profondo sgomento tra i familiari della vittima, che a caldo hanno commentato così la sentenza: «Forse per chiunque una condanna a 30 anni è una vittoria, ma non per chi ha perso in questo mondo una persona cara. Togliere una condanna all’ergastolo e dare 30 anni equivale a un premio e noi familiari di Norina non possiamo essere contenti che il suo assassino venga premiato; per lo più sapendo che i 30 anni sono scritti solo su carta, perché con buona condotta e cose varie ne vengono scalati molti altri. Questa è la legge e noi possiamo solo accettarla».
Nelle scorse settimane il killer Tamburrino aveva anche chiesto di poter incontrare la figlia. Una circostanza rivelata sui social dalla diretta interessata: «Un po’ di giorni fa, poco dopo aver compiuto 18 anni, mi è arrivata una richiesta, tramite il servizio di Protezione, da parte di Salvatore Tamburrino il quale mi chiedeva, in quanto maggiorenne e quindi responsabile delle mie decisioni, se ero disposta ad avere dei contatti con lui. La cosa non mi stupisce dato che si tratta dell’autore dell’omicidio di mia madre. Ciò che mi fa più arrabbiare, però, è che lui possa aver pensato che io e mio fratello abbiamo deciso di stroncare ogni rapporto solo perché condizionati dai nostri nonni. Questo non fa altro che confermare che Salvatore Tamburrino non si sia minimamente reso conto e quindi pentito di ciò che ha commesso. Come può pensare che io voglia rivedere le stesse mani della persona che ha premuto il grilletto contro mia madre?». Impossibile trovare una risposta.
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