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14 Luglio 2023 - 09:33
ACERRA. Mentre in città le forze dell’ordine erano impegnate a fare luce sul ritrovamento di sacche di liquido rosso sangue rivelatosi vernice, a Napoli, i giudici dell’ottava sezione della Corte di Appello (specializzati nelle misure di prevenzione patrimoniale), dopo un rinvio hanno dato inizio all’udienza camerale per decidere sulla richiesta di declaratoria avanzata dai germani Pellini, che chiedono la restituzione dei beni sottoposti a confisca, a seguito del mancato rispetto delle vigenti normative di legge.
Nel corso dell’udienza camerale, che si celebrava a porte chiuse, non sono mancati momenti di tensioni quando in aula è stata notata la presenza di una decina di manifestanti e del parlamentare Emilio Borrelli, che volevano assistere alla discussione. Sono subite partite le protese di alcuni familiari dei ricorrenti, che attraverso i loro avvocati hanno richiesto l’allentamento degli intrusi, che, grazie all’intervento della forze dell’ordine sono stati accompagnati fuori dall’aula penale, tra il malore dei manifestanti che pensavano di poter assistere alla discussione per far sentire la loro presenza ai giudici. Finita la bagarre e sentiti gli avvocati, al termine della discussione i giudici d’Appello (presidente Rosa Maria Caturano), si sono riservati la decisione, che potrebbe arrivare tra un giorno o un mese.
Ora spetta ai giudici, valutare con la massima attenzione la richiesta dei ricorrenti, avendo la consapevolezza che i Pellini, potranno comunque ed in ogni modo ricorrere per Cassazione, qualora non accetteranno la decisione dei giudici della Corte di Appello, che non possono fare altro che valutare le richieste ed applicare la legge. Tra i tanti a commentare c’è Don Maurizio Patriciello: «Non possiamo accettare - ha rimarcato don Patriciello - che questi soldi vengano restituiti per un ritardo della sentenza, per un cavillo burocratico. Ma abbiamo fiducia nella magistratura. Oggi siamo qui per dare voce alla gente della nostra terra che soffre». Un’affermazione pesante, degna di Don Maurizio da sempre sulle barricate per la tutela dell’ambiente. In ogni modo, in tanti anni di battaglia per la tutela dell’ambiente poco o nulla è stato fatto. Anzi è forte il sospetto che a pagare il conto in quella che in tanti chiamano la terra dei fuochi, non sono solo chi muore per tumore, ma l’intera comunità, visto e considerato che l’etichetta “Terra dei Fuochi” ha permesso di distruggere tonnellate di alimenti che poi alla fine sono risultati sani. La verità è che tutta l’Italia è una terra dei fuochi. Dalle Alpi al Canale di Sicilia, ma in tanti fingono di non volersene accorgersene.
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