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Disabile pestato per la casa, 16 anni agli aguzzini del clan

Disabile pestato per la casa, 16 anni agli aguzzini del clan

NAPOLI. Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, avrebbero picchiato selvaggiamente un disabile per riuscire a impossessarsi dell’alloggio popolare nel quale viveva. Un sospetto pesante come un macigno, ma supportato anche dalla ricostruzione della vicenda fornita dalla persona offesa, che alla fine gli è valso una condanna tutt’altro che soft: Carmine Pandolfo e Leopoldo Marino, ritenuti vicini al clan Notturno di Scampia, ieri mattina hanno rimediato 8 anni di reclusione a testa al termine del processo celebrato con la formula del rito abbreviato. Una pena inferiore di appena un anno rispetto a quanto richiesto dal pubblico ministero. I difensori dei presunti aguzzini, gli avvocati Dario Carmine Procentese e Domenico Dello Iacono, non si danno però per vinti e nelle prossime settimane presenteranno ricorso in appello. Durante lo svolgimento del processo Carmine Pandolfi non ha mai profferito parola, né tantomeno ammesso gli addebiti. Discorso ben diverso, invece, per il coimputato Leopoldo Marino, che il mese scorso, in occasione della requisitoria del pm, ha a sorpresa deciso di rilasciare alcune dichiarazioni spontanee. Il presunto aguzzino ha negato l’addebito, sostenendo che nel periodo in cui si è consumata la violenza si trovava detenuto. Marino ha inoltre spiegato di non aver conosciuto o incontrato la vittima del raid. Agli atti dell’inchiesta c’è però la denuncia sporta all’epoca dalla persona offesa e già in precedenza il Riesame aveva confermato la bontà dell’indagine, ribadendo la custodia cautelare in carcere sia per Marino che per Pandolfi. A spuntarla, almeno fin qui, sono state dunque quelle ricostruzione, rivelatesi determinanti per la condanna di Pandolfi e Marino. Nelle Case dei Puffi a Scampia a luglio 2021 il gruppo dello Chalet Bakù, Raia-Notturno, subentrò alla Vanella Grassi e così due emissari pensarono di sfrattare con la forza gli occupanti di un alloggio in via Contorni: un ex pusher agli arresti domiciliari, costretto su una sedia a rotelle per un incidente domestico, e l’anziana madre. Ci riuscirono con la violenza, ma la denuncia delle vittime ha dato il via a un’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Dda, che ha portato a settembre 2022 all’arresto degli autori dell’estorsione aggravata dal metodo mafioso: Leopoldo Marino e Carmine Pandolfi detto “Braciola”, i quali sono finiti alla sbarra anche per l’accusa di lesioni, in quanto avrebbero picchiato la vittima S.A. Come pretesto gli imputati utilizzarono un vecchio debito di 60 euro per un storia di droga, lievitato a loro dire a 2.500: «Dacci i soldi entro domani oppure le chiavi del l’appartamento. Altrimenti ti atterriamo». La vicenda è durata tre giorni, tra il 10 e il 12 luglio. I due uomini - che fino a un mese prima percepivano anche il Rdc - si presentarono sempre insieme nell’abitazione del 27enne, allora sottoposto a domiciliari: «Carmine Pandolfi mi chiese subito con tono alterato se avevo i soldi da dargli. Alla mia risposta negativa lui e l’altro, che conoscevo di vista, iniziarono a picchiarmi».

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