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Da camorristi a imprenditori, tegola sul nuovo clan Contini

Da camorristi a imprenditori, tegola sul nuovo clan Contini

NAPOLI. Il quadro indiziario è blindato e gli ultimi reggenti del clan Contini restano ancora dietro le sbarre. Ieri mattina il tribunale del Riesame di Napoli, sposando a pieno la linea della Procura, ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere che a fine giugno aveva portato all’arresto dell’imprenditore Vincenzo Madonna e del rampollo Gaetano Ammendola, figlio del ras Giuseppe Ammendola, alias “Peppe ’o guaglione”. Lo stesso provvedimento era stato notificato anche ad Alfredo De Feo, altro elemento di spicco della cosca con base tra il rione Amicizia e il Vasto. Schiacciati da una sfilza di intercettazioni, oltre che dalle accuse di diversi collaboratori di giustizia, Ammendola jr e Madonna adesso non potranno far altro che puntare a un eventuale ricorso per Cassazione. Dall’ordinanza che vede protagonisti Alfredo De Feo, Gaetano Ammendola e Vincenzo Madonna emerge il ruolo assolutamente verticistico che i tre ricoprirebbero oggi all’interno del clan. Il boss De Feo, luogotenente della cosca a San Giovanniello, fino al 2020 sarebbe stato l’indiscusso gestore del traffico di droga, del racket e avrebbe gestito la cassa comune del clan. Il ristoratore Madonna, fedelissimo proprio di De Feo, avrebbe gestito il reimpiego di capitali illeciti tra Capodichino e San Carlo all’Arena. Ammendola sarebbe stato infine l’alter ego del padre ras Giuseppe Ammendola, per conto del quale avrebbe fatto da tramite con i vertici della cosca. L’inchiesta ha confermato ancora una volta come il clan Contini sia ormai diventato una vera e propria holding del crimine, con interessi trasversali e sempre più ampi sotto il profilo geografico. È infatti il 2019 quando Ammendola jr e Madonna decidono di attivarsi per trovare un ampio spazio da destinare a una nuova società di autonoleggio e l’area interessata viene individuata nell’aeroporto di Bari, scalo in forte espansione e dai flussi turistici considerevoli. Il 12 settembre Ammendola parla al telefono con tale Michele Bufano: «Ma oggi vieni a Porta Capuana? Perché ti vorrei domandare una cosa visto che tu sei pugliese, è una cosa pugliese e te la vorrei domandare». Il 22 novembre Ammendola parla invece dell’affare direttamente con il cugino Madonna, imprenditore con all’attivo diverse società nella zona di Capodichino, che domanda: «Se ti dico Bari, tu cosa mi dici?». La risposta non si fa attendere: «No, in quelle zone no, non ha visto più perché noi ci basammo sullo spazio vicino all’aeroporto. E in quella zona nell’aeroporto, che lui è andato a vedere, non ha trovato nulla... E ora lo chiamiamo un’altra volta, gli facciamo un’altra chiamata». Il 23 novembre il tenore della conversazione si fa ancora più esplicito. Ammendola jr, ignaro di essere intercettato, spiga la questione all’amico Bufano: «Senti, mi ha chiamato... mi ha chiamato mio cugino, il fatto che ti dissi di Bari, il fatto dello spazio a Bari, però dice che lo hanno chiamato questi qua della società che qualcosa si sta muovendo, sta uscendo qualche spazio».

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