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22 Luglio 2023 - 09:29
Il ras di Cavalleggeri con Mele, Calone, Cutolo e Soraniello contro Esposito-Nappi, Marfella e Vigilia. Il pentito Noto: «La bomba contro Agostino Monti nell’ambito della guerra a Giannelli»
NAPOLI. Il clan Giannelli si era alleato con i Mele di Pianura, i Calone di Posillipo, i Cutolo-“Borotalco” della “44” di Rione Traiano e i Soraniello della “99”, sempre del Rione Traiano. Sull’altro fronte c’erano gli Esposito-Nappi di Bagnoli, i Marfella di Pianura e i Vigilia di Soccavo. Queste erano le alleanze nel periodo in cui il ras di Cavalleggeri era in libertà e tesseva la tela degli accordi con il duplice obiettivo di mantenere il controllo sul territorio della zona d’origine e allargare gli spazi criminali. Ma la mappa della camorra dell’area flegrea, ed è questa la circostanza particolare, nonostante gli accordi e i disaccordi tra i clan, è rimasta sostanzialmente stabile. Le novità, rispetto al periodo in cui il pentito Gianluca Noto “’o barbiere” faceva le prime rivelazioni ai pm antimafia, sono essenzialmente due. Riguardano Pianura, dove ai Mele sono subentrati i Calone-Esposito-Marsicano e ai Marfella i Carillo-Perfetto, e Bagnoli. Con gli Esposito-Nappi i Giannelli trovarono un accordo che ha retto a lungo, ma l’avvento sulla scena criminale di Massimiliano Esposito junior segnò la rottura tra il ras Alessandro Esposito “’o scognato”, poi rientrata grazie a una serie di videochiamate tra i due: uno dal carcere di Voghera, dov’era detenuto, e l’altro dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Scalea. Ci furono alcuni “botta e risposta”, tra l’incendio doloso al bar del padre di Alessandro Giannelli, poi è stata sancita una tregua.
Giannelli aveva escogitato un sistema per evitare l’intercettazione via telefonino, ma una microspia piazzata in cella lo ha incastrato. Così è partita l’inchiesta della Dda, su indagini della polizia, culminata negli arresti per (a seconda delle posizioni) associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di armi da fuoco, detenzione illecita di sostanze stupefacenti, danneggiamento, incendio e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione. Un uomo è latitante mentre il bilancio comprende 2 indagati a piede libero, tra cui l’unica donna: Zelinda Piscopo. Nell’indagine è coinvolto Maurizio Quotidiano, figlio di Pasquale detto “Kalibù”, personaggio storico della malavita di Bagnoli. Gianluca Noto ha rivelato il retroscena di un’altra guerra lampo a Bagnoli, tra i Giannelli e i Monti. «Ho saputo», ha messo a verbale il collaboratore di giustizia, fermo restando che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria, «dei contrasti direttamente da Agostino Monti e dalla moglie. Quando ero agli arresti domiciliari a Giugliano ebbi a riceverli a casa mia su richiesta di Dario De Felice, convivente della figlia di Agostino. Quest’ultimo mi raccontò che gli avevano messo una bomba nel balcone della sua abitazione e poi mi fece vedere il video del telefonino su cui erano registrate le immagini delle persone che scavalcavano il cancello della villetta. Si udiva il boato e inoltre si vedeva Marco Battipaglia che faceva il palo fuori».
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