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Muore in carcere a 70 anni, da mesi era malato terminale

Muore in carcere a 70 anni, da mesi era malato terminale

Camillo Corallo era affetto da un grave enfisema polmonare e ipertensione. Esposto in Procura dopo le istanze di sospensione della pena senza risposta

NAPOLI. Già nel 2016 il tribunale del Riesame ne aveva stabilito l’incompatibilità con il regime carcerario. Camillo Corallo, 70 anni e un quadro clinico a dir poco compromesso, era così tornato a piede libero, ma quando a metà maggio scorso la sua condanna a otto anni è diventata definitiva per lui si sono riaperte le porte di Poggioreale. Venerdì mattina la casa circondariale “Giuseppe Salvia” si è trasformata però nella sua tomba. Dopo una notte trascorsa attaccato alla bombola dell’ossigeno, il detenuto è stato trasferito al Cardarelli: le sue condizioni erano ormai disperate nel primo pomeriggio è deceduto gettando nella disperazione i familiari. La moglie e la figlia, assistite dall’avvocato Gandolfo Geraci, hanno subito presentato una denuncia-querela in Procura, chiedendo l’esecuzione dell’autopsia e il sequestro del fasciolo del magistrato di Sorveglianza. Camillo Corallo, alias “’o Camillo”, era un volto molto noto a piazza Mercato, zona di cui era originario.

Attualmente stava scontando una condanna definitiva a otto anni per truffa, ricettazione, associazione per delinquere e possesso di segni distintivi contraffatti. Da molto, però, il 70enne soffriva di una grave forma di enfisema polmonare e di ipertensione. Per questo motivo già l’1 giugno scorso l’avvocato Geraci aveva presentato un’istanza di sospensione dell’esecuzione della pena con detenzione domiciliare per gravi condizioni di salute. Parte l’istruttoria, ma tutto resta immutato.

Corallo rimane a Poggioreale e peggiora giorno dopo giorno. Il 10 luglio viene inviata una nuova istanza al tribunale di Sorveglianza, con cui viene sollecitata una decisione, di cui però continua a non esserci ancora traccia nonostante la cartella clinica fosse stata inviata già il 20 giugno. La situazione precipita: mercoledì scorso l’avvocato Geraci sente per l’ultima volta il proprio assistito, il quale gli comunica di stare molto male e di aver trascorso tutta la notte con l’ossigeno. Meno di due giorni dopo il 70enne del Mercato muore lontano dai suoi affetti e dalla sua casa.

A strettissimo giro di posta la moglie e la figlia di Camillo Corallo, sempre tramite l’avvocato Geraci, presentano una denuncia in Procura chiedendo l’autopsia e il sequestro del fascicolo nella disponibilità del magistrato di Sorveglianza: «Vogliamo capire spiega il legale se il protrarsi della detenzione in carcere abbia determinato o meno l’aggravamento delle sue condizioni di salute. Per quanto ci riguarda, ipotizziamo un comportamento omissivo, di cui vogliamo avere contezza e per questo motivo ci siamo rivolti a tutti gli organi istituzionalmente chiamati a rispondere dell’evento infausto».

Sulla tragica vicenda interviene anche Samuele Ciambriello, garante regionale dei Detenuti: «Oltre 100 detenuti muoiono ogni anno per cause naturali nelle carceri italiane. I tribunali applicano in maniera molto disomogenea le norme sul differimento della pena. È necessario superare il populismo penale ed evitiamo il peccato mortale e civile dell’indifferenza»

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