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Agguato mortale ai Vergini, tremano i killer di “Pirulino”

Agguato mortale ai Vergini, tremano i killer di “Pirulino”

NAPOLI. Ucciso per un grosso ammanco di denaro dalle casse del clan, la Procura antimafia non perde tempo e ottiene il giudizio immediato per il ras Michele Mazzarella e il cugino Salvatore Barile: entrambi, arrestati a marzo scorso, sono accusati di aver preso parte all’omicidio di Salvatore Lausi, il primo con il ruolo di mandante, il secondo con quello di coesecutore dell’agguato consumato in via Vergini il 6 ottobre del 2002. Per i due esponenti di punta del clan Mazzarella l’appuntamento in aula davanti alla Prima sezione penale, collegio B, è fissato per il prossimo 26 ottobre: entro quella data i legali dei due imputati, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Leopoldo Perone, intavoleranno la strategia da portare avanti per provare a limitare i danni. Esce invece definitivamente dall’inchiesta Gennaro Mazzarella “’o schizzo”, per il quale già il Riesame aveva annullato il provvedimento cautelare. Salvatore Lausi detto “Pirulino” doveva morire perché aveva fatto sparire 100 milioni di lire destinati alle casse del clan. Così Michele Mazzarella (figlio del boss Vincenzo), profondamente insoddisfatto dell’operato del collettore di tangenti per Forcella, dal carcere diede ordine al cugino Salvatore Barile di ucciderlo. Lo zio Gennaro Mazzarella “’o schizzo”, in quel periodo libero, avrebbe organizzato l’agguato informandosi poi sull’esito: quest’ultima circostanza è stata però poi smentita. Mentre esecutori materiali furono Ciro Giovanni Spirito, unico a sparare, e Vincenzo De Bernardo “Pisello” (nel frattempo deceduti), entrati in azione nel raid di via Vergini. Le indagini, condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri, rielaborando l’attività di intercettazione in parallelo ai riscontri alle dichiarazioni di ben 23 collaboratori di giustizia, hanno consentito di chiarire che l’omicidio costituì una epurazione interna. Salvatore Lausi, napoletano del rione Sanità con un passato da venditore ambulante, era l’incaricato a riscuotere le estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità. Ma a un certo punto i vertici dei Mazzarella avevano notato qualcosa di strano: oltre all’ammanco di 100 milioni di lire, “Pirulino” avrebbe stretto rapporti sempre più stretti con i Misso, circostanza che fu interpretata come volontà di allontanarsi dai Mazzarella. Infine, si era impossessato di un orologio di valore di un altro associato, sottraendoglielo con forza. Lausi era consapevole del pericolo che correva per i 100 milioni di lire che non aveva consegnato al suo clan. Il giorno in cui fu ucciso aveva addosso circa 1.000 euro (nel frattempo c’era stato il passaggio lira-euro) mentre a casa nella successiva perquisizione furono trovati altri 22mila euro. Inoltre le forze dell’ordine scoprirono una pistola, a dimostrazione che temeva per la propria incolumità. Alcuni congiunti volevano aiutarlo vendendo una proprietà e probabilmente lui aveva recuperato un po’ di denaro. Ma troppo tardi: a mezzanotte i due sicari lo sorpresero mentre era fermo vicino alla propria macchina e lo uccisero seduta stante.

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