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24 Luglio 2023 - 10:30
NAPOLI. Quando si parla o si scrive del clan con base storica in cupa dell’Arco a Secondigliano il nome ancora oggi maggiormente di spicco è quello di Paolo Di Lauro, soprannominato “Ciruzzo ’o milionario”, nei tempi della lira evidentemente. Nato a Napoli il 26 agosto 1953, dichiaratosi per anni “rappresentante di biancheria”, Paolo Di Lauro non ha ereditato dal padre la fortuna accumulata ma il soprannome: “Ciruzzo”, come il genitore. Mentre l’altro che evoca grandi fortune, “o’ milionario”, se l'è guadagnato sui tavoli del gioco d'azzardo: famoso per le sue puntate da brivido e anche per vincite clamorose, sulle quali però nessuno può dire con certezza se siano state reali o se si tratti di leggende. Infatti gli investigatori sono molto più propensi a credere che il boss della camorra si sia costruito negli anni la fortuna di padrino praticando la prudenza e stando ben attento a non lasciare mai tracce del suo passaggio. Ecco perché volontariamente si rese irreperibile per la prima volta nel ’94. Poi ricomparve, ma nel 1997 sparì definitivamente fino al 16 settembre 2005, quando fu arrestato da latitante dai carabinieri. Il primo a parlare di lui come boss fu il pentito Antonio Ruocco, alias “capececce”, il ras di Mugnano poi diventato collaboratore di giustizia. Da allora è cominciata la leggenda dell’ex rappresentante di biancheria. Delle sue ricchezze ha parlato pure il boss del Rione Sanità Giuseppe Missi, più noto come Misso per un errore all’anagrafe: «Paolo Di Lauro ha investito buona parte delle sue ricchezze in diamanti e pietre preziose, per un valore di centinaia di miliardi di lire. Li acquistava dai gioiellieri della zona Orefici a Napoli e poi li nascondeva chissà dove, forse in banca. So che in questa operazione era aiutato da Gennaro, un gioielliere, e dai Nuvoletta». Era l’8 maggio 2008 quando Missi raccontò ai pm antimafia un inedito retroscena sulla predilezione di “Ciruzzo ’o milionario” per gli investimenti in preziosi. Si trattò di uno spunto per ulteriori accertamenti di natura patrimoniale, partendo dal presupposto del riciclaggio di danaro sporco, ma le successivi indagini si sono rivelate difficili. Tra l’altro le persone tirate in ballo (da ritenere estranee ai fatti narrati fino a prova contraria) non erano tenute a sapere la provenienza dei suoi soldi. Ecco alcuni passaggi delle dichiarazioni dell’ex padrino di camorra sull’argomento: «Voglio precisare che so che Di Lauro ha investito le proprie ricchezze anche in pietre preziose, tipo diamanti. Si tratta di centinaia di miliardi e lui le acquistava da gioiellieri giù agli Orefici, a Napoli. Uno dei fratelli Nuvoletta, di cui non ricordo il nome, è proprietario di una gioielleria».
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