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26 Luglio 2023 - 07:45
NAPOLI. Racket delle strutture ricettive alla Torretta di Chiaia, la Procura non perde tempo e ottiene il giudizio immediato per Ciro Piccirillo, alias “Barabba”, fratello del ras Rosario Piccirillo “’o biondo”. La decisione del gip del tribunale di Napoli Linda Comella rappresenta una nuova tegola per il presunto aguzzino, che appena pochi giorni fa si era già visto confermare l’ordinanza di custodia cautelare da parte dei giudici del Riesame. La difesa di Ciro Piccirillo, rappresentata dall’avvocato Paolo Gallina, dovrà a questo punto individuare eventuali crepe nel quadro indiziario nel corso del processo. Il neo imputato, dal canto suo, dovrebbe comunque optare per il rito abbreviato: l’udienza è stata però intanto fissata per il prossimo 30 ottobre innanzi alla Nona sezione penale collegio C. Nonostante gli arresti eccellenti subiti negli ultimi anni, il clan Piccirillo sarebbe stato tutt’altro che disinnescato e la cattura di “Barabba” potrebbe rappresentare soltanto la punta di un iceberg dalle dimensioni ancora tutte da inquadrare. Il gruppo della Torretta non si sarebbe infatti limitato a tentare di imporre una tangente estorsiva ai danni di Antonio Ragno, il commerciante che ha poi denunciato “Barabba” accusandolo anche di averlo barbaramente picchiato, ma avrebbe messo nel mirino numerose attività del quartiere. Su questo aspetto sono ancora in corso i doverosi accertamenti della Procura, ma gli atti dell’inchiesta ci sono intanto le pesanti dichiarazioni messe a verbale dalla vittima, che il 17 maggio scorso, durante il secondo colloquio avuto con i pm, ha spiegato: «Conosco Ciro Piccirillo da quando era piccolino perché abita nel quartiere denominato la Torretta, mentre io avevo un ristorante a Mergellina... so che lui appartiene al gruppo criminale dei Piccirillo. Che io sappia loro chiedono i soldi a tutte le persone della Torretta e di Mergellina. Sia a chi ha attività commerciali come ristoranti e ormeggi, che ai residenti. Che io sappia loro entrano in qualsiasi affare della zona». La vittima aveva poi aggiunto: «Da quando ho chiuso il ristorante in varie occasioni i Piccirillo sono venuti a chiedermi soldi in prestito senza mai restituirmeli. Nello specifico mi sono chiesti soldi da Rosario Piccirillo all’inizio degli anni Duemila». Ragno era stato vittima di un brutale pestaggio il 24 aprile e di quel raid sarebbe stato responsabile proprio Ciro Piccirillo “Barabba”. Sul punto, già il giorno stesso l’ex ristoratore aveva fornito una lunga deposizione. «L’appartamento - ha spiegato la vittima - che avrei dovuto per forza fittare al nipote Antonio (estraneo all’inchiesta, ndr), figlio di Rosario, è quello sotto l’abitazione che occupo... se avessi dato a Piccirillo quello che voleva non mi avrebbe mai pagato, forte di questa sua appartenenza familiare». In sede di interrogatorio di garanzia Ciro Piccirillo aveva però sostenuto che la vicenda per la quale è stato arrestato non avrebbe alcun collegamento con le questioni di mala e che lui stesso sarebbe del tutto estraneo alle attività del clan.
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