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Torna in libertà Diego Andretta, fratello minore del presunto ras

Torna in libertà Diego Andretta, fratello minore del presunto ras

Colpo di scena: Bruno Avventurato si è dichiarato dissociato

ACERRA. Si profila un vero e proprio tsunami, il secondo filone dell’indagine che nei giorni scorsi ha portato in cella presunti boss e gregari del cartello criminale Andretta-Avventurato. Scarcerato, per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, Diego Andretta, fratello minore del presunto ras Salvatore Andretta, difeso dagli avvocati Saverio Senese, Domenico Buonincontro e Salvatore Pettirossi. In ogni modo prima di andare avanti, tenuto conto della delicatezza dell’indagine che si arricchisce di ora in ora di elementi indiziari molto importanti, va fatta la precisazione che per tutti gli indagati vale comunque ed in ogni modo la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva passata in giudicato. Il colpo di scena c’è stato quando è giunto il turno di Bruno Avventurato (già condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Pasquale Tortora), il quale senza tanti giri di parole ha dichiarato la sua dissociazione (non è pentito, ndr) dall’organizzazione che da lui era guidata da sempre, raccontando particolari relativi al suo ruolo all’interno del nuovo cartello criminale (AndrettaAvvenurato), guidato da Salvatore Andretta. Di spessore sarebbero state anche le dichiarazioni rese dal pentito Gennaro Pacilio, meglio noto con il soprannome di “Gennar ’o Biondo” o “’O furnar”, passato dalla parte dello Stato lo scorso 12 giugno. Pacilio, almeno per quanto è stato possibile sapere, ha reso dichiarazioni dinanzi al giudice delle indagini preliminari per circa due ore e poi ha fatto lo stesso anche con il pubblico ministero della Dda Giuseppe Visone. Ha raccontato particolari inediti sul ruolo di Andrea Aloia (ad oggi ancora latitante), che è l’unico imputato rimasto libero per l’omicidio di Pasquale Tortora. Non va escluso che nel corso dell’interrogatorio dinanzi al pubblico ministero Pacilio abbia fatto dichiarazioni riguardanti qualche altro omicidio eccellente avvenuto in zona nel corso degli ultimi mesi e che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere stato eseguito da due imputati eccellenti di quest’inchiesta, per ordine di una compagine esterna al territorio acerrano, che riforniva il cartello locale di stupefacente d’ogni genere. Un racconto particolare sarebbe stato reso anche in relazione al sistema usuraio, gestito da un soggetto terzo, che si sarebbe scontrato con Salvatore Andretta, quando questi aveva cercato di evitare danni ad alcuni “amici” sotto usura. Se questo racconto reso da uno degli attuali collaboratori di giustizia trovasse i necessari riscontri, è scontato che potrebbe scattare una terza ordinanza, portando dentro quanti tenevano le file di questo “sistema usuraio”, che da mesi è affidato agli investigatori della squadra mobile di Napoli, che in passato hanno effettuato già dei sequestri importanti, trovando nella cassaforte di un pregiudicato del luogo effetti cambiari per centinaia di migliaia di euro. A questo punto, tenuto conto di quanto si è verificato nel corso dell’udienza dinanzi ai giudici del riesame, vale la pena di fare un passo indietro ponendo una domanda. Se è vero (come riferiscono i pentiti), che l’usura è un business nelle mani di qualche insospettabile, questo sistema ha potuto in qualche modo inquinare la vita sociale di Acerra, come da tempo si vocifera senza trovarne le prove? Agli inquirenti la risposta, che certamente non si farà attendere, tenuto conto che le dichiarazioni fino ad ora rese dal pentito Gennaro Pacilio, sono dichiarazioni genuine. 

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