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Gelsomina Verde, il pentito: l'omicidio doveva sembrare una rapina

Gelsomina Verde, il pentito: l'omicidio doveva sembrare una rapina

NAPOLI. Gelsomina Verde, per tutti “Mina”, sarebbe stata uccisa anche se avesse rivelato il nascondiglio di Gennaro Notturno “Sarracino”. Lei non lo conosceva, ma in ogni caso nel clan Di Lauro avevano deciso di eliminare una potenziale testimone scomoda. Ne sono convinti i pm della Dda e i poliziotti della Squadra mobile della questura che hanno assicurato alla giustizia, con l’avallo del gip, altri 2 presunti responsabili di uno dei più brutti omicidi della faida di Scampia e Secondigliano. L’altro è quello del padre di Biagio Esposito”, passato con gli “scissionisti”. Vittime innocenti della barbarie camorristica.

L’INTERROGATORIO DI “MINA”. In uno dei passaggi fondamentali dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Luigi De Lucia (cugino di Ugo De Lucia, condannato all’ergastolo per l’omicidio di “Mina” ed esecutore materiale) e Pasquale Rinaldi “’o vichingo”, entrambi da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva, il gip Marco Giordano scrive: «La vittima veniva condotta in un luogo appartato ed ivi interrogata in quanto, già sentimentalmente legata a Gennaro Notturno, esponente di rilievo degli “scissionisti”, organizzazione criminale contrapposta ai Di Lauro e formatasi in seguito ai contrasti sorti in seno al clan e nel pieno della faida scaturita dalla scissione stessa, al fine di ricevere informazioni sul luogo in cui si trovava il Notturno e quindi al fine di eliminare una scomoda testimone».

LA RIVELAZIONE DEL PENTITO. Dunque per la procura antimafia, che ha coordinato le indagini condotte dalla sezione “Criminalità organizzata” della Mobile di Napoli (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Andrea Olivadese), il rapimento di Gelsomina Verde in ogni caso si sarebbe concluso con la sua morte. Lo ha riferito in particolare Salvatore Tamburrino, ex braccio destro di Marco Di Lauro, tirando in ballo sia quest’ultimo che il fratello Cosimo (poi assolto prima di morire in carcere per cause naturali). «Qualche giorno prima dell’omicidio Ugo De Lucia venne nel Rione dei Fiori , dove a casa di Cosimo Di Lauro eravamo io, Cosimo, Marco Di Lauro, Ciro Di Lauro e Giovanni Cortese. Ugo De Lucia fece il nome di Gelsomina Verde in quanto aveva una relazione con Gennaro Notturno detto “Sarracino”; si trattava di una ragazza che abitava nel suo rione. L’obiettivo, “scissionista”, era il fratello di “Vettorio” (Vincenzo Notturno, ndr) e cugino di Arcangelo Abete. Ugo De Lucia disse che Gelsomina poteva dirci dove si trovava Gennaro Notturno. Cosimo Di Lauro gli rispose: prendi questa ragazza e cerca di sapere quante più informazioni possibile su “Sarracino”. Una volta avute queste notizie, aggiunse Cosimo Di Lauro, la ragazza si doveva comunque uccidere affinché non avvisasse il fidanzato. Marco e Ciro Di Lauro si raccomandarono con Ugo De Lucia di non fare casino perché era prevedibile che l’uccisione di una giovane donna estranea alla malavita avrebbe fatto molto clamore, anche sui giornali». Tamburrino ha aggiunto: «Vedi tu, non far capire che è un omicidio di camorra, spara un solo proiettile, fallo passare per una rapina», concluse Cosimo.

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