Tutte le novità
02 Agosto 2023 - 10:01
Ditta di pulizie nel mirino dei De Luca Bossa, arrestato Carmine Pecoraro. Il 36enne, già coinvolto nel raid di via Toledo, pretese un «regalo di Natale»
NAPOLI. Assedio senza fine al clan De Luca Bossa di Ponticelli. Dopo la raffica di arresti già incassata nei mesi scorsi, l’agguerrita cosca con base nel lotto 0 incassa un nuovo duro colpo. All’alba di ieri la polizia di Stato ha catturato Carmine Pecoraro, 36 anni e una sfilza di precedenti alle spalle, accusato di aver tentato di imporre una tangente estorsiva ai danni della ditta di pulizie che presta servizio all’interno dell’Ospedale del Mare. Il presunto aguzzino avrebbe infatti preteso «un regalo per Natale», ma il titolare della società, senza alcuna esitazione, si è subito rivolto alle forze dell’ordine, dando un contributo determinante allo sviluppo dell’indagine. La delicata inchiesta è stata condotta dagli uomini della Squadra mobile di via Medina, i quali, raccolta a dicembre scorso la denuncia della vittima, si sono subito messi a caccia dell’aguzzino.
Raccolte le immagini di videosorveglianza del nosocomio di Napoli Est, gli inquirenti hanno così ottenuto una prima rosa di identikit. Quando anche l’imprenditore ha poi riconosciuto l’autore della tentata estorsione, ecco che per Pecoraro è scattato il game over. Raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il 36enne del lotto 0 è stato catturato ieri mattina in provincia di Avellino. All’arrivo della polizia si è fatto ammanettare senza opporre resistenza e si trova adesso in carcere in attesa di essere sottoposto all’interrogatorio di garanzia. Una vicenda, quella culminata nel blitz di ieri, che andrà ad “arricchire” ulteriormente il suo curriculum criminale.
Quello di Carmine Pecoraro è infatti già da diverso tempo un profilo ben noto agli archivi di forze dell’ordine e inquirenti. Attualmente il 36enne era indagato a piede libero nell’ambito dell’inchiesta che a gennaio scorso ha colpito il clan De Luca Bossa. In manette erano finiti in quell’occasione alcuni dei presunti responsabili della faida delle bombe: il ras Christian Marfella, nipote del boss Antonio De Luca Bossa, alias “tonino ’o sicc”, Luca Concilio, detto “Luchetto”, Alessandro Ferlotti, Lorenzo Valenzano “’o cacaglio”, Ciro Flauto, Annamaria Amitrano, soprannominata “’a bambola di pezza”, sorella del più noto Domenico “’o pop”.
Nella primavera del 2019 Carmine Pecoraro era invece stato arrestato con l’accusa di aver fatto parte del gruppo di fuoco capeggiato dal giovane ras Alessio Bossis, ucciso poi pochi mesi fa in un agguato di stampo mafioso. Il commando, stando alla ricostruzione degli inquirenti, in piena notte si era reso protagonista di una feroce sparatoria in via Toledo con l’obiettivo di colpire i rivali di alcuni gruppi dei Quartieri Spagnoli. Per quella vicenda Pecoraro non ha però ancora ricevuto una condanna definitiva. Il suo ultimo arresto dimostra comunque come, nonostante le tante operazioni di polizia messe a segno negli ultimi mesi, il clan De Luca Bossa, mantenga ancora una certa operatività. Lo stesso Pecoraro, rivolgendosi a un operaio della ditta, avrebbe del resto rivendicato senza giri di parole la sua appartenenza al clan.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo