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Racket, clan De Martino ko: in manette i boss della faida

Racket, clan De Martino ko: in manette i boss della faida

Tra i nove arrestati i fratelli “Xx” e il ras De Micco, ma due indagati sono in fuga. Ristoratore sotto estorsione: «A Ponticelli facciamo i fatti, porta 10.000 euro»

NAPOLI. «’O zio, noi a Ponticelli facciamo i fatti, non le chiacchiere. Li stai leggendo i giornali?». E i “fatti” al rione Fiat, quartier generale del clan De Martino, conosciuto come la paranza degli “Xx, significano una cosa sola: abbassare la testa e pagare seduta stante l’estorsione pretesa. I ras di Napoli Est ignoravano però di essere da tempo sotto intercettazione e che tutte le angherie a cui stavano sottoponendo l’imprenditore Giovanni Festa, titolare del ristorante “Amore Carnale” di Volla, venivano costantemente registrate e annotate.

Ebbene, all’alba di ieri, grazie a un blitz congiunto di carabinieri e polizia, la cupola della cosca è stata decapitata con l’esecuzione di nove arresti. In manette è finito tra gli altri anche il boss Salvatore De Micco, capo dell’omonimo clan insieme ai fratelli Luigi e Marco. L’operazione è scattata all’alba di ieri sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri del nucleo Investigativo di Napoli e della tenenza di Cercola, i quali hanno compiuto cinque arresti, e dei poliziotti della Squadra mobile e del commissariato Ponticelli, che hanno fermato invece altri quattro indagati. In manette sono così finiti i fratelli Salvatore De Martino, 26 anni, e Giuseppe De Martino, 32 anni, Salvatore De Micco, 42 anni, Cristian Alberto, 25 anni, Gianluca Di Paola, 34 anni, Germano Iavarone, 21 anni, Mario Noto, 34 anni, Giovanni Prisco, 26 anni e Bartolo Zuccoia, 26 anni. Risultano invece al momento ancora ricercati Umberto Dello Iacolo, 27 anni, e Gesualdo Sartori, 30 anni.

Tutti devono a vario titolo rispondere di tentata estorsione e minacce, reati entrambi aggravati dalla finalità mafiosa in quanto gli indagati, con le loro azioni, avrebbero a vario titolo agevolato i clan De Martino, De Micco, Aprea e Mazzarella. Nella primavera scorsa, precisamente tra aprile e maggio, nel mirino sarebbe finito un ristoratore di Volla, al quale gli aguzzini avrebbero provato a imporre prima una tangente estorsiva da 500 euro, in occasione di Pasqua, e in seguito addirittura di 10mila euro. La vicenda è stata ricostruita soprattutto grazie a una fitta attività di intercettazione telefonica e ambientale. In un’occasione il padre della vittima sarebbe stato persino prelevato e portato al cospetto dei fratelli De Martino: «Alduccio in questa storia non c’entra nulla affermavano ci ha fatto la cortesia di mettere a disposizione la casa. Giovanni deve portare 10.000 euro sennò lo uccidiamo».

E ancora: «‘O zio, noi a Ponticelli facciamo i fatti, non le chiacchiere, li stai leggendo i giornali? ’O zio guardatevi ’o figlio vostro». Anche il giovane ras Antonio Nocerino dal carcere si sarebbe interessato: «“Brodino” ha detto andate avanti su questa strada qua, Giovanni deve portare a Ponticelli 10.000 euro». Il boss De Micco avrebbe invece provato a costringere, con le minacce, la vittima e i suoi congiunti a non denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine. La parola passa ora agli indagati, che, difesi tra gli altri dagli avvocati Leopoldo Perone, Giacomo Pace e Stefano Sorrentino, saranno interrogati da domani.

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