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12 Agosto 2023 - 10:57
Ricercato per l’omicidio di Patrizio Reale e l’estorsione al ristoratore di Volla. Secondo il pentito Pipolo ha favorito l’accordo tra i clan camorristici di Napoli Est
NAPOLI. La latitanza di Gesualdo Sartori, “Aldo” per gli amici di malavita, non è una novità. L’enfant prodige della camorra di San Giovanni Teduccio, a soli 17 anni presunto partecipante all’omicidio del boss Patrizio Reale, manca all’appello della giustizia dal 22 maggio scorso, quando il Riesame ha riemesso a suo carico la misura cautelare per il clamoroso agguato di “Patriziotto” avvenuto nel 2009. Ma c’è di più: il 30enne genero del ras Salvatore D’Amico “’o pirata”, nonostante la giovane età sarebbe stato uno degli artefici del nuovo patto di malavita a Napoli est tra i De MiccoMartino di Ponticelli, gli Aprea di Barra e i Mazzarella-D’Amico di San Giovanni a Teduccio. Lo ha raccontato agli inquirenti Antonio Pipolo, il collaboratore di giustizia che proviene dalle file dei “Bodo”.
LE ACCUSE A SARTORI. Dunque, per Gesualdo Sartori il provvedimento restrittivo di mercoledì scorso è il secondo nel 2023. In questo caso l’accusa è meno grave, ma non troppo: tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e porto e detenzione di arma da fuoco. Secondo gli investigatori di polizia e carabinieri e la Dda, avrebbe minacciato evocando i Mazzarella il titolare di un ristorante di Volla, Giovanni Festa, dal quale l’intero nuovo asse di camorra pretendeva un “pizzo” di 10mila euro da “portare a Ponticelli”. Gli indagati infatti sono ben 11, tutti comunque da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
LE DICHIARAZIONI DEL PENTITO. Nel provvedimento restrittivo sono inserite le dichiarazioni di Pipolo: «Quando ero detenuto a Larino c’era anche Gesualdo Sartori. Lui è parente di Antonio Nocerino detto “Brodino”, affiliato ai De Micco. Parlavamo del nostro futuro e mi disse che avrebbe voluto conoscere i De Micco. Io uscii (dal carcere, ndr) a dicembre e “Aldo” qualche giorno prima. Quando poi è stato scarcerato Marco De Micco, io e mio cugino Ivan Ciro D’Apice abbiamo organizzato l’incontro tra Sartori e Marco De Micco. Ci vedemmo al bar presso cui abita Naturale (Ciro, ndr) e non abbiamo avuto altri incontri. Lì nacque la fusione tra De Micco e Mazzarella».
L’OMICIDIO DELL’OSPEDALE DEL MARE. Fermo restando che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati, Pipolo ha poi continuato con le dichiarazioni: «Dopo l’omicidio dell’ospedale del Mare ci fu un summit a casa di “Fifì”, padre di Antonio Nocerino. In quell’occasione per i Mazzarella c’erano Salvatore Barile, Gesualdo Sartori e Patrizio Fiume. Con me c’erano Marco De Micco, Giovanni Palumbo, Ferdinando Viscxovo, Francesco Cilenti, Ciro Ivan D’Apice e altri. Prima di sederci a tavola Salvatore Barile e Marco De Micco parlarono tra loro in disparte per circa mezz’ora. Poi ci sedemmo tutti quanti e parlarono per una parte Marco De Micco e per l’altra Salvatore Barile. Ciò mi fece comprendere l’importante ruolo di Salvatore Barile (“Totoriello”) nel clan Mazzarella. Il giorno dopo il summit uscì la notizia sul giornale con un articolo che si intitolava “Patto tra i De Micco e i Mazzarella”, ma non so come sia uscita fuori. Ho incontrato Barile una seconda volta nel corso del summit che si tenne a San Giovanni a Teduccio dopo l’arresto di Marco De Micco. Si è trattato dell’ultima riunione cui ho partecipato. Dei Mazzarella c’erano Salvatore Barile, Patrizio Fiume, Antonio 38 e……….(omissis)».
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