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19 Agosto 2023 - 08:47
NAPOLI. Ignaro di essere sotto intercettazione, affermava candidamente davanti ai suoi sodali di voler «pittare Napoli di bianco». Tradotto, era pronto a inondare la città con un fiume di cocaina. Obiettivo che almeno fino al 2021 sembrava effettivamente aver raggiunto, tanto da aver fin qui rimediato una severa condanna a vent’anni di reclusione per il suo ruolo di capo e promotore all’interno della potente holding di narcotrafficanti con base al rione Sanità. Per il ras Vincenzo Criscuolo, alias “Pekib”, i giochi sembravano dunque ormai chiusi: davanti a lui c’era solo la prospettiva di trascorrere in cella una grossa fetta di vita. Il clamoroso colpo di scena ha però preso forma in seguito alla decisione della sezione feriale del tribunale di Napoli che, accogliendo le argomentazioni difensive del legale di Criscuolo, l’esperto penalista Domenico Dello Iacono, ne ha disposto l’immediata scarcerazione. Il 41enne “Pekib” ha infatti ottenuto i ben più confortevoli arresti domiciliari a Taranto. Un risultato sorprendente, soprattutto in considerazione del ruolo dirigenziale che il narcos di salita Capodimonte avrebbe rivestito nell’ambito dell’associazione oggetto dell’inchiesta culminata nel 2021 in oltre venti arresti e soprattutto alla luce dell’entità della pena di 20 anni già rimediata in primo grado, della quale ha presofferto in custodia cautelare appena un anno e quattro mesi. La strategia difensiva è dunque risultata vincente perché ha mirato con successo a contestare tutti gli elementi di indagine dai quale si era desunto non solo il pericolo di fuga ma anche il pericolo di reiterazione dei reati, ricavabile dal complesso reticolo di contatti dei quali Criscuolo aveva dimostrato di godere e che gli avevano consentito di fare arrivare in città dal Perù lo stupefacente chimicamente modificato. Ai fini della scarcerazione di Criscuolo si è inoltre rivelato determinante il recentissimo annullamento della condanna in precedenza rimediata per la sua partecipazione al clan Mauro: gruppo criminale con il quale “Pekib” è poi entrato duramente in rotta di collisione. Tornando invece all’inchiesta per la quale Criscuolo ha incassato 20 anni di carcere, la complessa attività di indagine era stata avviata nel giugno del 2017 in seguito al sequestro di 25 chili di cocaina nascosti in un carico di caffè importato dal Brasile e giunto nel Porto di Napoli all’interno di un container. Le investigazioni hanno accertato l’esistenza di un sodalizio, di cui Criscuolo era il capo indiscusso, capace di organizzare e gestire canali di approvvigionamento di cocaina dal Brasile, dal Perù e dalla Spagna e in seguito distribuire lo stupefacente, all’ingrosso e al dettaglio, sul territorio partenopeo. Nel corso dell’inchiesta erano stati sequestrati oltre 44 chili di cocaina e 215 di hashish. Lo stupefacente, importato nel territorio partenopeo attraverso i corrieri e abilmente nascosto nei capi d’abbigliamento, veniva successivamente distribuito all’ingrosso a trafficanti che operavano al rione Traiano, a Secondigliano e ai Quartieri Spagnoli.
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