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La Pedamentina resta nel degrado

La Pedamentina resta nel degrado

NAPOLI. Ennesimo oltraggio alla bellezza della città. Dagli scorci panoramici mozzafiato, da sito così ricco di storia e di bellezze paesaggistiche, addirittura da patrimonio dell’Unesco, è diventata una vera e propria giungla urbana. Versa infatti, da anni, in uno stato di degrado assoluto, tra incuria, erbacce incolte, murales di cattivo gusto e rifiuti di ogni tipo, “grazie” anche e soprattutto all’inciviltà selvaggia di “certa” gente. Parliamo della Pedamentina, tra i percorsi “segreti” di Napoli, che con i suoi 414 scalini scende da Castel Sant’Elmo a via Toledo, al cuore antico della città, di cui è una delle scale panoramiche più suggestive e conosciute. Fioccano via social le segnalazioni, gli appelli ad intervenire, da parte dei numerosi residenti del posto che, oramai sfiduciati ed esasperati, richiamano la dovuta attenzione della autorità istituzionali, preposte a vari livelli, lamentando i mancati interventi, più volte sollecitati, specie in materia di manutenzione e messa in sicurezza, assenti soprattutto, per la seconda problematica, controlli mirati e telecamere di videosorveglianza. La Pedamentina, dunque, dimenticata ed abbandonata a se stessa. Una serie di discese e gradinate, col rischio di scivolarvi nelle giornate di pioggia e di umidità, si snoda dal sovrastante piazzale della “Certosa di San Martino”, al centro storico. E qui, tutte le sere e durante le ore notturne, si denuncia in coro, i ragazzi bevono, festeggiano compleanni e, poi, lanciano dall’alto su rampe e tornanti, vuoti (che si frantumano in mille pezzi), di bottiglie di spumante o altro, bicchieri, residui di torte e spazzatura varia. Ciò, si evidenzia ancora, causa un esponenziale, vero, pericolo, per l’incolumità di chi passa da quelle parti nel momento sbagliato, oltre che problemi igienici per i residui alimentari di ogni genere, per non dire degli infiniti cocci di vetro (mai rimossi!), e del rischio di inciamparvi. Ed ancora, a sera, il traffico selvaggio con auto in tripla fila “nonostante un divieto esclusivamente formale”, e l’utilizzo di fuochi d’artificio in una zona boschiva, con rischio di incendio dell’intera collina (del Vomero). Un degrado tutto questo che, purtroppo, non sfugge nemmeno ai non pochi visitatori, che si avventurano da queste parti, alla ricerca di uno degli incantevoli angoli da cui, tra l’altro, è possibile fotografare il mitico golfo di Napoli. I lavori per la realizzazione della “strategica” scalinata di collegamento, ebbero inizio per la cronaca nel 1325, per volere di Carlo di Calabria (primogenito di Roberto d’Angiò), a cura degli architetti Tino da Camaino e Francesco de Vito. Se questi si svegliassero di soprassalto nella tomba…lasciamo solo immaginare.

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