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Il boss Luigi Cacciapuoti fa scena muta

Il boss Luigi Cacciapuoti fa scena muta

NAPOLI. Arresto convalidato con contestuale emissione di custodia cautelare in carcere. Così ha deciso ieri il gip del tribunale di Napoli nord, Danele Grunieri, alla fine dell’udienza a carico del ras di Villaricca Luigi Cacciapuoti tenutasi nel carcere di Secondigliano. Il 64enne, oltre ai 15 anni da scontare per la condanna definitiva per associazione mafiosa, deve rispondere anche di possesso di documento di identità falso e contraffazione di una patente di guida. Ma, difeso di fiducia dagli avvocati Luigi Poziello e Raffaele Chiummariello, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Mentre domani, presso il carcere di Pozzuoli comparirà la donna arrestata con lui, indagata per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena. Il blitz che ha portato dietro le sbarre Luigi Cacciapuoti, lattante dal 15 febbraio scorso, è durato circa 3 minuti. Ma a dimostrazione dell’efficienza dei carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna (coordinati maggiore Coratza) per la fase decisiva dell’irruzione nella villetta di Varcaturo soo bastati 47 secondi. Prima l’ingresso dei militari forzando il cancello; la donna, Piera Luongo, che si alza da un lettino prendisole ed entra in casa; infine “Gigi” bloccato sul lettino su cui era steso. Sembrava un fantasma Luigi Cacciapuoti dovrà scontare 15 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso ed era sparito dalla circolazione poco prima che la condanna diventasse definitiva. I militari dell’Arma lo hanno cercato a lungo, coordinati dalla Dda di Napoli, e grazie a indagini tradizionali e tecniche, al monitoraggio dei social e dei movimenti finanziari sono riusciti a circoscrivere l’area in cui il 64enne era verosimilmente nascosto. Ma il luogo preciso rimaneva ancora poco chiaro e così hanno battuto ogni possibile pista, setacciando palmo a palmo tutta la zona. Fino al giorno in cui un cagnolino e il fiuto degli investigatori hanno suggerito il suo nascondiglio. Un cane bianco, un barboncino di nome “Lapo” fedele amico di una donna che aiutava il ricercato e viveva con lui nella lussuosa villetta in vicinale Torre Magna a Varcaturo. Era affacciato a una finestra semichiusa e ha suscitato negli investigatori il sospetto che fosse proprio quello il rifugio dell’alter ego del boss Domenico Ferrara (detenuto da giugno scorso), suo cognato. Entrambi sono ritenuti legati ai Mallardo e all’Alleanza di Secondigliano. La vista del cane ha dato l’ultimo spunto ai carabinieri, che hanno pianificato il blitz e analizzato ogni possibile via di fuga studiando anche l’impianto fognario comunale che correva nel sottosuolo. Nulla è stato lasciato al caso. Fino all’ingresso, in forze, mentre tutte le uscite della villa erano state bloccate. Luigi Cacciapuoti se n’è accorto quando i carabinieri erano ormai ad un passo da lui, sdraiato su un lettino leggere una pagina sulla camorra di Ponticelli del nostro giornale del 28 agosto scorso. Non ha opposto resistenza e le manette sono scattate ai suoi polsi.

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