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Ex percettori Rdc in piazza, tensione e città in tilt

Ex percettori Rdc in piazza, tensione e città in tilt

NAPOLI. La manifestazione è più imponente di quella precedente nonostante il meteo ballerino e i manifestanti promettono di non fermarsi: è la prospettiva che si sta dando il movimento di percettori ed ex percettori del reddito di cittadinanza, scesi in piazza a Napoli ieri unitamente alle città di Palermo, Catania e Cosenza. La manifestazione è partita da piazza Garibaldi ed ha percorso pezzi importanti della città. Il corteo infatti si è diretto verso la rampa di San Giovanni a Teduccio, dove la Polizia ha prodotto una carica di alleggerimento per impedire l’accesso alla carreggiata, cosa poi comunque avvenuta dal momento che diverse dozzine di manifestanti sono riusciti a “sfondare” il blocco con momenti di grande tensione. La dinamica ha poi prodotto altri due blocchi lungo via Marina, causando lo stop di diversi tir e di diversi punti nevralgici del porto commerciale. Il grido unanime che si solleva dalla piazza è chiaro: “Lavoro o non lavoro, dobbiamo campare” scandiscono gli slogan dei manifestanti. In piazza infatti non vi è soltanto chi afferma che «per quanto fosse una misura ricca di storture, il reddito di cittadinanza ha salvato tantissime vite, ha sottratto braccia al mondo del sommerso ed al lavoro nero», c’è anche chi rivendica appunto una collocazione ed un salario minimo. È infatti il mondo dello sfruttamento lavorativo a finire sotto il “j’accuse” della protesta, composta da più di 500 persone stavolta. «Chi è furbetto, chi ripristina i vitalizi o afferma che i poveri mangiano meglio dei ricchi o è furbetto chi con le unghie e con i denti ha provato a portare il piatto a tavola tra mille difficoltà?», è una delle domande ricorrenti che vengono poste dalla piazza. Il corteo è poi proseguito a ritroso lungo via Marina poiché pareva fosse stata sbloccata una interlocuzione con l’assessore regionale al lavoro, opzione poi rientrata: dinanzi a questo appuntamento “mancato” gli uomini e le donne scesi in piazza per chiedere tutele reali – per la tutela ed anzi caldeggiando l’estensione della misura di welfare voluta dal governo Conte II – hanno prodotto altri momenti di blocco e nuove tensioni in giro per la zona portuale, creando ulteriori disagi e promettendo battaglia su questi temi. Presenti in piazza anche le sigle dei Disoccupati Organizzati come i “7 novembre”, centri sociali come Mezzocannone Occupato, realtà di base che da oltre un anno lottano per frapporsi come barricata attorno ad una misura che è stata salvifica per tante persone che ad oggi rischiano invece di tornare nel circuito infernale del lavoro nero, sottopagato, o peggio ancora nelle spire della disoccupazione e della malavita o nell’eterna attesa dei corsi di formazione o di avviamento al lavoro, che troppo spesso diventano catene che relegano ad una condizione di marginalità e subalternità tante madri e padri di famiglia la cui unica colpa è quella di voler rendere meno poveri i propri figli con ogni mezzo possibile. Una battaglia complessa dunque, osteggiata dalla maggioranza di governo ma anche da chi avrebbe dovuto essere forza di opposizione in questi anni: è per questo che chi era in piazza assicura che quella di ieri non è stata e non sarà senz’altro l’ultimo dei momenti di mobilitazione, poiché ci sono tutte le intenzioni di vincere questa lotta che abbraccia di settimana in settimana fette più ampie della popolazione, di pari passo con l’arrivo degli SMS dove si avvisa della sospensione dell’erogazione della misura di sostegno.

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