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31 Agosto 2023 - 09:00
Due donne e un complice potrebbero aver avuto un ruolo non trascurabile nella latitanza del boss di Villaricca Luigi Cacciapuoti: una lunga fuga iniziata a fine febbraio, poco prima che la condanna definitiva a 15 anni di carcere diventasse esecutiva, e terminata il 24 agosto scorso con il blitz messo a segno dai carabinieri nella villetta di via Torre Magna 38, a Varcaturo. Ebbene, nel mirino degli inquirenti non c’è oggi soltanto la compagna Piera Longo, arrestata per favoreggiamento in occasione della retata, ma anche altre due donne, le quali, insieme a un secondo uomo, sembrerebbero aver agevolato la fuga del 64enne ras procurandogli l’immobile-nascondiglio e almeno una delle vetture utilizzate dalla 51enne Longo per raggiungere il covo. La circostanza emerge dalla lettura dell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Napoli Nord al termine dell’udienza di convalida che ha visto alla sbarra Piera Longo. La 51enne tarantina, vale la pena ricordarlo, nonostante la pesante accusa spiccata a suo carico, tra l’altro aggravata dalla finalità mafiosa, grazie alle argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Luigi Poziello e Raffaele Chiummariello (che assistono anche il boss Cacciapuoti), è però riuscita a ottenere subito gli arresti domiciliari. L’impressione, tuttavia, è che il cerchio delle indagini non sia ancora del tutto chiuso. Gli inquirenti contestano a Piera Longo ben quattro visite nel covo del compagno: dei veri e propri mini-trasferimenti, avvenuti tra il 21 e il 30 maggio, tra il 22 giugno e l’1 luglio, tra il 21 e il 30 luglio e tra il 20 e il 24 agosto, giorno in cui è poi giunta al capolinea la latitanza del ras del clan Cacciapuoti-Ferrara. Ebbene, gli inquirenti, che già da mesi stavano monitorando le mosse di Piera Longo, ipotizzano che la donna sia avvalsa in più di un’occasione della collaborazio ne di Candida Cacciapuoti, la quale, a bordo di una Smart “Fortwo”, l’avrebbe accompagnata dal suo domicilio di Villaricca 2 a una traversa interna di via Ripuaria, dove la compagna del ras sarebbe poi salita su una seconda vettura, così da non destare sospetti nelle forze dell’ordine. Questa seconda macchina, una Lancia “Ypsilon”, è però risultata intestata a Maria Domenica Russo, madre di Crescenzo Astuccia, ritenuto vicino alla famiglia Cacciapuoti, in quanto più volte controllato mentre si trovava in compagnia del cugino omonimo del ras ricercato. Ebbene, proprio Astuccia risulterebbe essere il conduttore, a partire dal 20 febbraio scorso con la stipula del contratto di locazione, dell’abitazione di Varcaturo dove Luigi Cacciapuoti ha poi trascorso la propria latitanza. Al momento si tratta però di mere ipotesi investigative, sulle quali sono ancora in corso tutti gli accertamenti del caso: le persone fin qui citata vanno dunque ritenute innocenti fino a prova contraria. La stessa Piera Longo, in sede di interrogatorio, ha sostenuto di non aver mai favorito la fuga del compagno ras, tanto di non essere stata neppure messa al corrente quando è iniziata la sua latitanza.
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