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Caivano, su TikTok la macchina del fango: «Padre e madre sono ubriachi»

Caivano, su TikTok la macchina del fango: «Padre e madre sono ubriachi»

Ecco cosa si sente e si vede - tra l’altro - su Tik-Tok, ora che i giorni passano sempre più veloci ma che non “spengono” né il dolore dei familiari delle due cuginette stuprate né l’eco - ormai nazionale - degli atroci accadimenti. Pino G. espone la sua versione. Ciò che dice (letteralmente riportato) fa venire i brividi: «Qui siamo 350 (saluta ogni tanto qualcuno che partecipa, ndr), ieri sono stato al Parco Verde. Ho trovato tanta gente rimasta allibita per quanto è successo. Mi hanno fatto vedere dove abitano i genitori di una delle due ragazzine. Ho beccato il padre, ovviamente un poco bevuto e la madre ugualmente. La madre beve, le ragazzine sono state portate in una casa famiglia protetta». «Ho chiesto al papà cosa ne pensava: “Sono giochi da ragazzi, è il fidanzatino”. Sono giochi da ragazzi? Undici anni ha il fidanzatino? Ma stiamo scherzando? - continua - ma davvero stiamo facendo, ragazzi? È inquietante questa cosa. La moglie ha fatto un bordello fuori del balcone, si sentiva la puzza di fiato dell’alcol, perché beve la moglie, e parla di una bravata? Una bravata... sei-sette persone... che stiamo dicendo e fa dicendo. ma il mondo è cambiato? Tutelate i vostri figli. Ma stiamo giocando?». Sono espressioni e concetti, alcuni dei tanti, evidentemente e nettamente ostili ai genitori. Probabilmente è agganciata alla storia degli assistenti sociali. «Conoscevano la situazione di degrado da tempo», aveva detto più di uno. «Oltre alle minacce, al furto del motorino, c’è un clima di intimidazione - dice l’avvocato Angelo Pisani - e di discriminazione creato da parte di un branco solo per intimorirla e costringerla ad andare via per far spegnere i riflettori e tentare di far ricadere ogni responsabilità solo sulla malcapitata famiglia. I familiari delle piccole violentate stanchi di esser additati e offesi passano al contrattacco, hanno di denunciare per diffamazione e violenza privata tutti coloro che si stammo prendendo la briga di calunniarli ed offenderli con invasioni sotto casa e messaggi social sui social che sembrano confezionati ad hoc». I genitori delle bimbe brutalizzate incassano criminalizzazioni ma anche un imbarazzante distacco delle istituzioni: avrebbero sperato che il premier Giorgia Meloni li vedesse, vedesse le loro lacrime. Soprattutto avesse un aiuto per un appartamento. E lì, a Caivano - tra l’altro - c’è lo sconcio delle case popolari: le assegnano gli stessi clan. Don Patriciello torna a dirsi soddisfatto e fiducioso, pur venendo attaccato dai “gelosi” della sinistra (Matteo Renzi parla di passerella). «La ricetta magica non la possiede nessuno. La realtà è più dura di quanto si possa credere. Esiste, invece, una parola magica. Ed è “Insieme”. Solo unendo le forze possiamo sperare di arrivare a qualche risultato». È quanto il sacerdote scrive sui social rivolto «a chi finge di non capire, ricordo che l’invito è stato fatto al Presidente del Consiglio dei ministri. Il colore politico sbiadisce. Il Signore ci benedica. E riprendiamo il cammino».

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