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Musicista ucciso a Napoli, «Ora ci vuole l’ergastolo»

Musicista ucciso a Napoli, «Ora ci vuole l’ergastolo»

NAPOLI. Il feretro di Giovanbattista Cutolo si ferma a metà della navata centrale della chiesa gremita del Gesù Nuovo. Mamma Daniela e papà Franco si inginocchiano davanti alla bara bianca. È un dolore incommensurabile. Daniela Di Maggio in chiesa ci arriva con il marito, l’altra figlia Ludovica e in braccio il corno del suo “Giò Giò”, il simbolo di quel musicista 24enne la cui vita è stata spezzata per sempre da un 17enne che gli ha sparato in piazza Municipio.

«È IL MOMENTO DEL DOLORE INSOPPORTABILE». «Giustizia»: giustizia è la prima parola che la mamma di Giovanbattista pronuncia al suo arrivo. «Chiedo giustizia per mio figlio. Questo è il momento del dolore insopportabile», dice rivolgendosi ai cronisti e alla gente che la attornia all’esterno della chiesa del Gesù Nuovo. Poi la richiesta «di essere discreti. Questo è un momento di grande raccoglimento. Fatelo per Giovanbattista che ci teneva al rispetto e alla legalità».

«ERGASTOLO PER QUEL BALORDO». Straziata dal dolore per la perdita del figlio, la madre di “Giò Giò” non perde la lucidità dimostrata fin dai giorni seguenti al brutale omicidio. Per questo torna a ribadire che «il killer di mio figlio va processato come un adulto». Il marito, Franco Cutolo, regista teatrale molto noto in città, anche lui in lacrime, e la figlia Ludovica non la lasciano un secondo. Ma Daniela non riesce a darsi pace: «Non è giusto, non è giusto che mi abbiano portato via “Gio Giò”, per colpa di un balordo. Ergastolo per il balordo» è la richiesta secca della madre del 24enne ammazzato giovedì scorso. Poi, intervistata dalla Rai, la donna ha sottolineato l’importanza della partecipazione al funerale «di tanti cantanti neomelodici, tra cui il famoso rapper Geolier che l’assassino di mio figlio imitava. Ho chiesto a lui e a tutti i cantanti neomelodici di scrivere dei testi che incitino alla meraviglia e alla cultura, e non più alle condizioni suburbane in cui si identifica la Napoli brutta. Li ringrazio e credo che lo faranno».

LA SORELLA: «NAPOLI SEI TU, NON È MARE FUORI». Dolore e rabbia si mischiano anche nelle parole di Ludovica Cutolo, la sorella di Giovanbattista, che batte su uno dei tasti di cui si è maggiormente discusso in questi giorni di lutto che hanno coinvolto tutta la città: «Napoli sei tu, non è Gomorra, non è Mare fuori o il Boss delle cerimonie», dice Ludovica riferendosi alle fiction su Napoli.

LA LETTERA DI LUDOVICA AL FRATELLO. Parlando con un microfono dall’altare della chiesa, Ludovica si rivolge idealmente al fratello: «Uso il presente perché è l’unico tempo che conosci». Legge Ludovica, legge una lettera toccante che ha scritto apposta per l’addio all’amato Giovanbattista.

«NON VOGLIO ANDARE DA SOLA A UN CONCERTO». È una missiva ideale, piena di sentimenti e ricordi quella di Ludovica. Che poi, continuando a rivolgersi al fratello che giace nella bara davanti all’altare, gli dice che «mamma sta lottando per te, con la forza di cento uomini perché non puoi essere definito da quello che ti è successo». «Io non sono figlia unica - scandisce ancora la sorella del musicista ucciso -. Io non voglio andare da sola ad ascoltare un concerto. Siamo sempre Gio Gió e Lulù», conclude teneramente Ludovica.

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