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Musicista ucciso, le indagini al rush finale

Musicista ucciso, le indagini al rush finale

NAPOLI. La difesa del 17enne dei Quartieri Spagnoli attende l’esito dell’autopsia prima di decidere sul ricorso al Riesame. L’ultimo giorno utile è mercoledì prossimo e l’avvocato Davide Piccirillo non si sbilancia, limitandosi a sostenere che eventualmente lo presenterà in quella data, non prima. Per il momento le dichiarazioni dell’indagato, le stesse rese al pm prima e poi al gip, restano quelle: «Ho visto un giovane alto e grosso con una bottiglia di vetro in mano che si avvicinava e temendo potessi colpirmi, ho sparato». Il minore è stato trasferito dal carcere di Nisida a quello di Airola, nel Beneventano, su decisione del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria.

LA STRATEGIA DIFENSIVA. Il 17enne ha incontrato il legale tre giorni fa nel carcere di Nisida, dov’è detenuto. In quell’occasione è apparso sotto choc, affranto e “pronto a chiedere perdono” alla famiglia di Giovanbattista Cutolo, chissà se altrettanto pronta a concederlo. Ma probabilmente al giovane serve un altro po’ di tempo per rendesi conto in pieno dell’accaduto, elaborarlo e decidere cosa fare o dire. Già davanti al gip comunque, si è detto dispiaciuto assumendo un atteggiamento meno sicuro rispetto a quello mostrato nell’interrogatorio al pm sostenuto in questura. Fin dal primo momento non ha negato di essere lui l’autore del delitto, contestando però la volontarietà.

NON AVREBBE PARTECIPATO ALLA RISSA. Per gli investigatori e gli inquirenti la dinamica appare chiara. Il 17enne non avrebbe partecipato alla rissa tra i suoi 3 amici, tutti maggiorenni, e i 7 componenti del gruppo di “Gio Giò”, tutti frequentatori di piazza Bellini e del centro storico. Ecco perché, se sarà confermata la volontarietà dell’azione di fuoco, si tratterebbe di un omicidio senza nessun movente. Nessuno degli altri “quartierani” era in pericolo e quindi la domanda ancora senza risposta è: “Perché ha sparato?”. Eseguita l’autopsia, compiuti gli accertamenti tecnici sulla pistola (che lui stesso ha fatto trovare vicino a un albero a Montecalvario), sentititi tutti i testimoni, le indagini dei poliziotti della Squadra mobile della questura è al rush finale. Poi la Procura per i minorenni tirerà le somme, ma si può dare per scontato per il 17enne il rinvio a giudizio. Come affrontare sarà poi una decisione da prendere insieme all’avvocato. Imparentato con 2 boss dei Quartieri ma senza essere organico a nessun clan, il 17enne non ha il tipico profilo del predestinato al crimine da adulto. Da anni non aveva grane con la giustizia e dopo l’episodio del tentato omicidio derubricato in lesioni gravi, compiuto quando non era non imputabile e perciò assegnato solo ai servizi sociali, ha compiuto senza problemi il percorso previsto in casi del genere. L’altro precedente di polizia riguarda una tentata truffa commessa con un maggiorenne, cui però non è seguita alcuna condanna.

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