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Nuovi Mazzarella in aula, è processo sprint

Nuovi Mazzarella in aula, è processo sprint

NAPOLI. Ras e affiliati al clan Mazzarella provano a limitare i danni nei due nuovi procedimenti che li vedono coinvolti e in massa chiedono di essere giudicati con il rito abbreviato, puntando così a un sostanzioso sconto di pena in caso di condanna. Le due udienze celebrate innanzi ai gip Baldassarre e De Bellis sono state però caratterizzate soprattutto dall’eccezione sollevata dagli avvocati Antonio Abet e Salvatore Impradice, difensori del boss di piazza Mercato Ciro Mazzarella, i quali hanno chiesto ai rispettivi giudici di riunire i due processi. Secondo i legali del ras, infatti, le due associazioni mafiose contestate a Ciro Mazzarella, pur abbracciando archi temporali distinti, sarebbero in realtà connesse e gli elementi di indagine sarebbero gli stessi. Il nodo dovrebbe essere sciolto a fine ottobre, quando il giudice De Bellis sarà chiamato al primo pronunciamento. Il pubblico ministero - è bene precisarlo - si è però fermamente opposto ritenendo che un’associazione si sarebbe “esaurita” nel 2018, mentre la seconda avrebbe condotta perdurante. Il collegio difensivo è composto infine anche gli avvocati Leopoldo Perone, Sergio Lino Morra e Domenico Dello Iacono. Estorsioni a tappeto nel centro storico di Napoli, la Procura già a fine luglio aveva ottenuto il giudizio immediato per la cupola del clan Mazzarella. I ras del Mercato e del rione Sant’Alfonso giocano d’anticipo chiedendo di essere processati con il rito abbreviato. Processo sprint dunque per i cugini boss Michele Mazzarella, Ciro Mazzarella e Salvatore Barile, alias “Totoriello”. A vario titolo accusati di associazione mafiosa e racket, andranno alla sbarra il ras del rione Sant’Alfonso Michele Mazzarella, il cugino Salvatore Barile, che da qualche tempo si era trasferito dal “Connolo” a Sant’Erasmo, e l’altro cugino Ciro Mazzarella, referente della cosca nella zona di piazza Mercato. Per i tre capiclan, ferma restando la presunzione di innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, si profila intanto una nuova stangata giudiziaria. Toccherà al collegio difensivo provare a individuare una crepa in un impianto accusatorio che fin qui si è però dimostrato a dir poco granitico. Agli atti delle inchiesta ci sono infatti decine di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre alle dichiarazioni di ben dodici collaboratori di giustizia, tra cui l’ex boss di Forcella Salvatore Giuliano “’o russo”, l’uomo che, dopo anni di faide, aveva deciso di stringere una nuova alleanza con la cosca radicata tra Poggioreale, il centro storico e San Giovanni a Teduccio. Di assoluta consistenza le accuse spiccate dalla Dda per contestazioni che partono dal 2017. Tutti sono accusati di associazione mafiosa e racket, ma Barile, in concorso con Salvatore Giuliano e Alessio Vicorito, deve rispondere anche della tangente estorsiva, quantificata tra i 20mila e i 30mila euro, che il 7 agosto 2020 avrebbe imposto a Salvatore Vitone, specialista nelle truffe commesse tramite carte di credito clonate. Tra ottobre 2020 e il 14 maggio 2021 Michele Mazzarella e Barile avrebbero invece costretto Saverio Ianniello, spacciatore della Maddalena, a versare tangenti per continuare a smerciare droga nella zona controllata dai Mazzarella. Sullo sfondo dell’indagine resta poi l’eterna guerra contro l’Alleanza di Secondigliano e, in particolare, con i Contini. Il clan Mazzarella cercava infatti nuove armi e voleva attivare i killer “dormienti” contro gli storici rivali.

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