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Omicidio Provitera, in cella Peppe Misso Jr

Omicidio Provitera, in cella Peppe Misso Jr

NAPOLI. La giustizia, lenta ma inesorabile, alla fine ha fatto il proprio corso e per il rampollo Giuseppe Misso “’o chiatto” sono nuovamente scattate le manette. Il nipote dell’ex boss Giuseppe Misso “’o nasone”, protagonista dell’atroce faida che sul finire degli anni Novanta ha insanguinato mezza Napoli, è stato arrestato dagli investigatori della Squadra mobile di Napoli e di Modena, con il personale della Polizia Scientifica di Roma. Il quale ex reggente dei Misso ed ex collaboratore di giustizia è stato rintracciato a Rimini, località nella quale si era da tempo trasferito. Misso junior dovrà adesso scontare 12 anni di reclusione per l’omicidio di Tommaso Provitera, ammazzato a Materdei il 18 luglio del 1999, nel pieno della faida che vide contrapporsi i Misso-Pirozzi ai Vastarella-Tolomelli. L’ex ras era destinatario di un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso il 5 settembre scorso dalla Procura di Napoli per il delitto ed è stato rintracciato nelle scuderie dell’ippodromo Ghirlandina di Modena e successivamente trasferito nel carcere di Modena, dove sconterà adesso la sua condanna. Quello di “’o chiatto” è stato negli anni scorsi uno dei profili criminali più discussi e controversi della scena napoletana. Incaricato di guidare la cosca dopo la cattura dello zio “’o nasone”, Misso junior, figlio di Umberto Misso, archiviati i trascorsi criminali, aveva poi deciso di transitare tra le fila dei collaboratori di giustizia: un percorso di “redenzione”, il suo, tortuoso e oggetto di numerose controversie processuali, tanto che in diversi procedimenti era stato ritenuto inattendibile. Da qualche tempo l’ex pentito faceva poi spesso capolino sui social network, dove a più riprese lanciava strali nei confronti di alcuni ex camorristi e contro l’ex capo della Squadra mobile Vittorio Pisani, oggi capo della Polizia: dichiarazioni, le sue, destituite di ogni fondamento e sconfessate in tutte le sedi giudiziarie. I suoi verbali restano però ancora oggi agli atti di numerose inchieste. Nell’aprile 2007 “’o chiatt” aveva dichiarato: «Marcello Buonocore (ucciso in un agguato nel 2005, ndr) era persona a me molto vicina tanto che nel periodo della sua latitanza, determinata dall’aver egli ucciso Anna Deviato e suo figlio Fabio Silvestri, io mi occupai di fargli trascorrere un periodo presso l’hotel Imperial Beach a Rivabella, fornendogli una falsa carta d’identità nonché il denaro che gli necessitava. Con lui vi erano anche la moglie ed i figli quindi sarà facile riscontrare quanto dico. In questo periodo io mi trovavo a Rimini e con me c’erano Mariano Conte e a volte Pasquale Ceraso. A volte scendevo a Napoli, accompagnato da Ceraso o da Conte oppure da Salvatore Scatola, mio nipote. Durante queste visite capivo che Buonocore aveva un grosso problema per il fatto di avere ucciso anche una donna. Inoltre non era ben visto in quanto abituale assuntore di cocaina. Fu quindi inevitabile la decisione di ucciderlo, decisione che fu presa durante una riunione in una casa a via Foria, messaci a disposizione da Gigino Amodio».

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