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Spallata ai Sorianiello: 26 arresti. Ma il reggente è in fuga

Spallata ai Sorianiello: 26 arresti. Ma il reggente è in fuga

Pur decimato da decine di inchieste giudiziarie il clan Sorianiello era pronto a riprendersi non soltanto tutto il rione Traiano, ma anche gran parte della periferia ovest di Napoli, compresi i quartieri Fuorigrotta a Bagnoli, con buona pace dei rivali gruppi Troncone ed Esposito. Per raggiungere l’obiettivo la cosca di via Catone aveva, a partire dal 2018, messo in piedi una vera e propria struttura paramilitare che poteva contare sulla disponibilità di armi da guerra e organizzato una prolifica piazza di spaccio attiva h24. La rinascita del clan capeggiato da Alfredo Sorianiello “’o biondo” e dal figlio Simone è però giunta al capolinea all’alba di ieri, quando i carabinieri del nucleo Investigativo di Napoli hanno fatto irruzione nel rione dando esecuzione a una maxi-ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti 26 indagati (di cui 13 già detenuti, uno deceduto, Giuseppe Gaetano, per cause naturali prima dell’esecuzione delle misure) poiché indiziati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco, tutti aggravati dalle finalità di agevolazione del clan Sorianiello. L’operazione ha però mancato due dei principali obiettivi: alla retata sono infatti riusciti a sottrarsi il rampollo Simone Sorianiello e l’emergente broker della cocaina Simone Bartiromo. Il provvedimento, emesso a seguito di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Dda di Napoli e condotta dai carabinieri del nucleo Investigativo dal 2019 al 2021, ha documentato l’appartenenza degli indagati al clan Sorianiello, operante nel rione Traiano di Napoli, rientrante nella sfera di influenza del cartello criminale denominato Alleanza di Secondigliano; il controllo da parte del clan delle piazze di spaccio di sostanze stupefacenti attive all’interno del cosiddetto “parco della 99” via Catone 54; la forza di intimidazione del clan nel controllo del territorio anche attraverso la contrapposizione armata con clan rivali; numerosi episodi estorsivi nella gestione delle attività illecite; la disponibilità da parte del clan di numerose armi da fuoco. L’inchiesta nel corso del tempo ha anche consentito di identificare e trarre in arresto mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Desmond Oviamwonyi e del ferimento di Morris Idahosa, maturati nel maggio del 2020 nell’ambito del medesimo contesto camorristico; sequestrare 15 chili di sostanza stupefacente di vario tipo riconducibile al clan; e infine di rinvenire e sequestrare 24 pistole, 14 fucili da guerra, 670 munizioni di vario calibro, silenziatori e giubbetti antiproiettile tutti riconducibili al clan. Sfogliando l’elenco degli indagati spiccano senz’altro i nomi del boss Alfredo Sorianiello “’o biondo” e del fedelissimo Giuseppe Mazzaccaro, ormai da alcuni anni inquadrato come il reggente della cosca, almeno fino al suo ultimo arresto. Sarebbero stati loro, insieme al ricercato Simone Sorianiello, a tenere le redini dell’organizzazione dal 2018 ad oggi. L’inchiesta ha svelato anche una fitta rete di alleanze con altri malavitosi della periferia ovest della città, in particolare con il quartiere Fuorigrotta, dove Gennaro Volpe, nipote del defunto ras Antonio Volpe, sarebbe diventato uno dei principali referenti della “99”. Volpe avrebbe in particolare avuto il delicato incarico di gestire le casse del clan sotto le direttive dei tre capi e promotori. Dalle 342 pagine dell’inchiesta si evincono poi gli strettissimi rapporti che i Sorianiello avevano stretto con l’emergente clan Esposito-Marsicano di Pianura. Al gruppo della “99” vengono infine contestati quasi cento di episodi di traffico di droga: la vendita avveniva sempre all’interno della piazza di spaccio di via Catone 54 e vedeva i pusher del clan impegnati a cedere sostanze di ogni tipo: dalla cocaina all’hashish, dalla marijuana al crack. La Dda ha ricostruito anche due episodi estorsivi, uno dei quali avrebbe fruttato alla cosca ben 25mila euro: una tangente imposta dai Sorianiello a una donna della zona che si era resa a sua volta protagonista di un crimine, una truffa ai danni di un istituto bancario.

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