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Aprea-Cuccaro, alleanza di nozze

Aprea-Cuccaro, alleanza di nozze

Lo scrive la Procura antimafia a proposito dell’unione tra i figli dei ras Ciro e Raffaele. Il passaggio di consegne tra i capiclan detenuti e i figli di volta in volta liberi

NAPOLI. Un matrimonio tra figli di ras e il turn over hanno rinsaldato l’alleanza tra gli Aprea e i Cuccaro mentre il passaggio di consegne tra stretti congiunti ha fatto sì che i due clan di Barra mantenessero il potere camorristico assoluto nel quartiere. Lo dimostrano due recenti vicende giudiziarie: la sentenza a carico dei responsabili del ferimento di una giovane donna, estranea a ogni contesto malavitoso, durante un agguato di camorra; l’inchiesta sul nuovo asse malavitoso di Napoli est che coinvolge anche Ponticelli e San Giovanni a Teduccio. Non è mai stato in crisi, se non per qualche scaramuccia sporadica molti anni fa, il legame tra gli Aprea e i Cuccaro, che per un lungo periodo ha interessato anche gli Alberto poi usciti di scena per la morte del boss per cause naturali e gli arresti da parte delle forze dell’ordine. Per cui il matrimonio tra Luigi Aprea detto Gennaro “’o nirone” (figlio di Ciro) e Sofia Cuccaro di Raffaele non ha fatto altro che rafforzare l’accordo. Con il passare degli anni agli storici ras si sono sostituiti sul territorio i figli maschi, a cominciare da Luigi, Vincenzo e Giovanni figli di Ciro.

Come ha sottolineato la Procura antimafia nel decreto di fermo a carico dei presunti autori del ferimento della passante mentre passeggiava con il fidanzato. Tra loro gli inquirenti individuarono pure Fabio Falco, cognato del “nirone”. Ecco alcuni passaggi del provvedimento restrittivo relativi all’operatività del clan Aprea negli ultimi tempi. «Le attività investigative svolte sul territorio dimostrano che le due famiglie di camorra hanno sempre avuto un proprio rappresentante dotato dei poteri che gli consentissero di interloquire con le altre organizzazioni del cartello. I reggenti sono sempre stati individuati negli affiliati appartenenti al nucleo familiare che, di volta in volta, erano liberi sul territorio e in grado di ricevere direttive dai capi detenuti. In un primo momento il clan Aprea-Cuccaro è stato retto da Gennaro Aprea detto “’o nonno”; successivamente da Angelo Cuccaro del 1989; poi, da Antonio Acanfora, storico capo famiglia rimesso in libertà del 2018. Dell’organizzazione hanno fatto sempre parte alcuni rampolli degli Aprea, in particolare Luigi Aprea figlio di Ciro (detenuto dal 2009), che risulta ben inserito nelle dinamiche criminali fin dal 2015».

Andando avanti nella ricostruzione la Dda sottolineava come l’arresto dei tre ras più grandi d’età ha favorito l’ascesa dei giovani e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra i quali Alessandro Migliaccio, hanno confermato che le due famiglie di Barra hanno continuato a operare avvalendosi delle giovani leve. Alcuni eventi e alcune operazioni degli investigatori di polizia e carabinieri, a parere degli inquirenti, chiudono completamente il cerchio degli indagini sulla malavita del quartiere: le armi sequestrate in corso Sirena; il fucile scoperto in casa di un affiliato; l’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro la serranda di una tabaccheria; l’incendio doloso di una colonnina di rifornimento carburanti.

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