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Scacco ai narcos della Loggetta

Scacco ai narcos della Loggetta

NAPOLI. La giustizia, lenta ma inesorabile, ha fatto il proprio corso e alla fine per la holding di narcotrafficanti con base tra il quartiere napoletano di Fuorigrotta, Caivano e Salerno è arrivata la stangata. Il processo scaturito dalla retata messa a segno nell’estate 2013 si è infatti concluso con nove condanne di assoluta consistenza, ma anche con una clamorosa assoluzione: quella del “colletto bianco” Raffaele Amirante, zio dei fratelli capipiazza Luigi e Gianluca Amirante, scagionato sia dall’accusa di traffico di stupefacenti che da quella di riciclaggio di denaro sporco. Il verdetto è stato emesso dai giudici della Terza sezione della Corte d’appello di Napoli, i quali, dando comunque ampio accoglimento al quadro indiziario formulato dalla Procura, hanno rideterminato le pene a carico di Letizia Amirante in 7 anni e 4 mesi, di Raffaele Pezzuti in 13 anni e 2 mesi, di Mariano Mirone in 11 anni e 8 mesi, di Luigi Giugliano in 10 anni. Confermante invece le condanne già inflitte in primo grado a Josè De La Rosa Mendez, Bruno Fiorente, Francesco Rosario Fortunato, Alessandro Montella e Antonio Noschese. L’unico, vero colpo di scena ha invece riguardato la posizione dell’assicuratore Raffaele Amirante. Il 59enne professionista, difeso dall’avvocato Fabio Gino Fulgeri, già in primo grado era riuscito a evitare la stangata, in quanto era stato assolto dall’accusa di aver partecipato all’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Per Amirante senior restava dunque in piedi un’unica imputazione, quella di riciclaggio, reato per il quale aveva rimediato una condanna a quattro anni. Anche quest’ultima è stata però completamente spazzata via al termine del processo d’appello. I giudici di secondo grado, condividendo a pieno la ricostruzione dell’avvocato Fulgeri, hanno infatti stabilito che il milione di euro scovato all’epoca delle indagini nella lavatrice di casa Amirante non era provento dell’attività illecita che il presunto narcos avrebbe svolto per conto dell’organizzazione. Si sarebbe trattato invece di soldi che il professionista della Loggetta avrebbe risparmiato nel corso degli anni e che sarebbero stati esclusivamente frutto della sua attività lavorativa. Raffaele Amirante è stato così assolto perché il fatto non sussiste. Le indagini iniziarono a maggio 2006 ed erano allora finalizzate alla cattura dei latitanti Salvatore Imparato e Massimo Acerra. Ascoltando le conversazioni di altri affiliati al clan Castaldo di Caivano, venne fuori il legame con due trafficanti di Fuorigrotta già conosciuti dagli investigatori: i fratelli Amirante. Così era decollata l’inchiesta culminata in ben 59 indagati con l’ombra di cinque clan. L’organizzazione acquistava grossi quantitativi di coca, che venivano poi distribuiti nel territorio di Caivano. Il principale canale di approvvigionamento era rappresentato dai fratelli Luigi Amirante e Gianluca Amirante, napoletani della Loggetta di Fuorigrotta, mentre lo zio Raffaele, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il loro consulente finanziario.

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