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03 Ottobre 2023 - 09:36
NAPOLI. «È triste ogni volta assistere all’inaugurazione di un’attività e poi vederla fallire dopo sei mesi» commenta Giuseppe Fiorenzano de “I Fiorenzano” in merito all’assalto di nuovi locali per turisti al centro storico. Un fenomeno che, da oggi e per i prossimi tre anni, però, cambierà. L’amministrazione Manfredi inverte la rotta. Arriva lo stop alla concessione di nuove licenze per le attività di food and beverage. Le aree interessate sono otto: da piazza Municipio, passando per Dante ed i Quartieri fino al Vomero. L’obiettivo è preservare il patrimonio artistico e culturale della città. «Ci sono troppe attività in strade importanti che non rendono onore al loro valore storico» obietta Luigi Avolio della “Macelleria Avolio”. Anche Rosario Perez di “Forcella Spritz” è d’accordo con il blocco alle aperture. «Così non mi fanno concorrenza» scherza, ma anche perché «così ritorna un po’ della nostra gente e meno turisti». È dello stesso parere, seppur per motivi diversi, Gennaro del Vino di “Cantina del sole”, aperto dal 1999. Lo chef stellato critica la scarsa qualità con rispetto all’enorme quantità. «Hanno fatto diventare Napoli un fast food a cielo aperto. Prima c’erano pochi ristoranti ma miglior cibo e migliori clienti. Adesso la qualità si è abbassata per tutto». La prospettiva è capovolta da Davide Pisano di “Cuori di sfogliatella”, aperto da sei mesi. Davide fa appello alla possibilità di potersi realizzare in base a ciò che si ama fare. A schierarsi nettamente in favore di questa categoria è Enzo Granato di “Famiglia Surace”. «Il blocco alle attività lede solo i locali. Perché non le multinazionali di scarpe e vestiti, per esempio?» denuncia Enzo. Mentre Pasquale Ferraro di “Pizzeria Veraci” ne sottolinea un altro aspetto. «Bisogna dare la possibilità alle persone di lavorare legalmente, soprattutto ora che hanno tolto il reddito». Buona parte dei negozianti si colloca nella linea di mezzo. È il caso di Luigi Zocco de “Il Cuoppo”, aperto dal 2013. «È un 50 e 50» afferma. Per Luigi, da un lato lo stop permette di diversificare l’offerta sul territorio. Dall’altro, penalizza gli esordienti talenti locali. Anche Ciro Mancini di “A oggi a 8”, aperto da tre anni, definisce il provvedimento «un’arma a doppio taglio». Se da una parte limita la concorrenza, ormai alle stelle, dall’altra frena le speranze di tanti giovani. Riferendosi al benessere della città, Ciro aggiunge che «alla fine ci sta andando bene in questo periodo quindi perché bloccare un commercio così fruttuoso». Una visione condivisa anche da Pasquale Ferraro. «Ormai Napoli è una metropoli, è inutile prendersi in giro. Fare il blocco limita solo un commercio che invece aiuta la città a migliorarsi. È totalmente sbagliato». Ancor più concreta è la proposta alternativa di Giuseppe Gaetano di “Mammilú”: «Non è funzionale. Lo sarebbe invece quella di rendere i Quartieri Spagnoli un’area completamente adibita a turisti, concentrando nella zona tutte le attività per i visitatori».
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