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Innocente ucciso nel circolo: il pentito Schisa riapre il caso

Innocente ucciso nel circolo: il pentito Schisa riapre il caso

NAPOLI. Il cerchio intorno ai killer dell’innocente Ciro Colonna potrebbe non essere ancora del tutto chiuso. Parola dell’ex ras e sicario Tommaso Schisa, che nel lungo interrogatorio al quale è stato sottoposto il 26 settembre 2019 ha puntato il dito contro altri due presunti responsabili: il capozona Alfredo Minichini e Gabriella Onesto, rispettivamente fratello e compagna del boss Michele Minichini. A proposito di quest’ultimo, che sta già scontando un ergastolo definitivo per l’agguato costato la vita al giovane Colonna e al ras rivale Raffaele Cepparulo, il super pentito ha rivelato: «La lettera ai parenti di Colonna è tutta una montatura». Le inedite dichiarazioni di Schisa sono riportate all’interno della maxi-ordinanza eseguita all’alba di ieri e potrebbero riaccendere i riflettori delle indagini sul terrificante agguato del 7 giugno 2016, quando nel circoletto ricreativo del lotto 0 persero la vita Cepparulo “Ultimo” e l’innocente Colonna, delitti per i quali sono già stati condannati al carcere a vita Michele Minichini, Anna De Luca Bossa, Ciro Rinaldi “Mauè”, Antonio Rivieccio, Luisa De Stefano e Vincenza Maione. Sul punto, Schisa ha rivelato: «Michele Minichini mi disse che Umberto De Luca Bossa sapeva che avrebbero commesso l’omicidio nel suo circoletto. Era presente nel circolo che è gestito da lui. Gabriella Onesto era a conoscenza dell’omicidio. Si doveva prendere Michele Minichini e Cocò sul posto ed erano andate Vincenza Maione e Ciretta... Alfredo Minichini, se non sbaglio, doveva tenere a casa sua Cocò. La lettera di Michele Minichini ai parenti di Colonna è tutta una montatura. L’omicidio di Cepparulo è stato commesso sia per favorire Ciro Rinaldi che per Michele Minichini. Alfredo Minichini si lamentava che Cepparulo aveva sparato più volte nel suo giardino. Ero presente quando si lamentava del suo comportamento». Tommaso Schisa ha quindi fornito agli inquirenti ulteriori dettagli: «Ho parlato con Alfredo in carcere e lui mi ha detto che era stato graziato così come Gabriella Onesto. Anche loro, per come mi disse, erano coinvolti perché sapevano dell’omicidio e avevano partecipato all’organizzazione. In particolare Alfredo mi disse che lui doveva accogliere Cocò a casa sua e lo doveva portare sul luogo dell’agguato. Poiché Cocò era in ritardo, quando arrivò lo accompagnò Vincenza Maione. Mia cugina Maione mi spiegò che a recuperare Minichini e Cocò doveva andare lei insieme a Ciretta, ma alla fine erano andate Ciretta e Gabriella Onesto. Me lo disse anche Michele Minichini». Insistendo sul “Tiger”, il pentito ha aggiunto: «Michele Minichini e Ciro Rinaldi con l’appoggio di un parente delle Case Nuove si è preso piazza Mercato... Le estorsioni le faceva Gabriella Onesto, che ha subito anche un agguato. Era andata a prendere i soldi della prostituzione sopra le mura». In un passaggio successivo dell’interrogatorio Schisa ha rivelato quello che a suo dire sarebbe il motivo del “dietrofront” di Rafaele Romano, detto “Lellè”, uomo del clan De Luca Bossa pentitosi per un breve periodo e scomparso a inizio anno nel carcere di Agrigento: «Alfredo Minichini mi disse che Romano “Lelè” quando ha collaborato per poco tempo era stato messo sotto protezione ad Avellino... Per farlo ritrattare mi disse Alfredo Minichini che gli danno 2.000 euro al mese».

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