Cerca

Beffa per il boss Lo Russo: scarcerato e subito fermato

Beffa per il boss Lo Russo: scarcerato e subito fermato

NAPOLI. Dopo venticinque interminabili anni trascorsi sepolto al 41-bis era a un passo dalla libertà. Anzi, in realtà aveva già varcato la soglia del carcere di Novara e si apprestava a riabbracciare i propri cari quando si è ritrovato davanti agli occhi quattro agenti in borghese che gli hanno notificato un decreto di fermo per gli omicidi, consumati nei primissimi anni Novanta, di Angelo De Caro e Pasquale Bevilacqua. Giuseppe Lo Russo, unico dei fratelli ras di Miano a non essersi mai pentito, resta così ancora dietro le sbarre. Il provvedimento è stato emesso dalla Dda di Napoli sulla scorta di un’intercettazione in carcere dalla quale sarebbe emersa la volontà del boss di far perdere le proprie tracce. Ha fatto dunque appena in tempo a mettere un piede fuori dal carcere Giuseppe Lo Russo, arrestato ieri dalla Squadra mobile di Napoli che gli ha contestato nuove, gravi accuse di omicidio aggravato dal metodo mafioso in relazione a due delitti di oltre trenta anni fa. Lo Russo - fratello dei collaboratori di giustizia Mario, Salvatore e Carlo - era detenuto ininterrottamente dal 24 luglio 1998: ha scontato circa 25 anni di reclusione per associazione camorristica, omicidio, estorsione e reati in materia di stupefacenti. La polizia, dopo averlo ammanettato, gli ha contestato nuove accuse in relazione ad altri due omicidi. Il primo delitto è quello di Angelo De Caro, ucciso il 6 giugno 1990 per fare un favore a Gennaro Licciardi. L’esecutore materiale del raid sarebbe stato però Ettore Sabatino, oggi pentito, che ha accusato “Peppe ’o capitone” insieme all’altro collaboratore eccellente Salvatore Lo Russo. Il secondo omicidio contestato è invece quello di Pasquale Bevilacqua, cognato dei Lo Russo, assassinato il 6 febbraio 1991 per motivi familiari. Anche in questo caso sono rivelate determinanti le accuse del pentito Sabatino e del fratello. Dalla lettura del decreto di fermo emerge che “Peppe ’o capitone” sarebbe stato in procinto, una volta scarcerato, di fuggire all’estero: da qui l’urgenza del provvedimento precautelare. Intercettato durante un colloquio con la figlia e la nipote, Lo Russo avrebbe infatti affermato di volersene andare in America. Un’ipotesi che i suoi legali, gli avvocati Antonio Abet e Domenico Dello Iacono (il ras è storicamente assistito anche dall’avvocato Saverio Senese) sono però pronti a contestare nell’udienza di convalida fissata per domani. Ai suoi difensori, infatti, nelle scorse settimane il ras avrebbe confidato di voler presenziare in aula nei processi che lo vedono coinvolto, ma, temendo per la propria incolumità, aveva chiesto di essere accompagnato da una scorta. Insomma, la partita giudiziaria è appena iniziata. Quanto ai trascorsi, Peppe Lo Russo, che non ha mai incassato l’ergastolo nonostante gli innumerevoli fatti di sangue fin qui contestatigli, è stato complessivamente condannato a 30 anni di reclusione per gli omicidi di Francesco Mazzarella, di Gaetano Ruffa “’o scatolaro”, di Francesco Palumbo e di Espedito Ussorio. Una scia che potrebbe non essere ancora finita.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori