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Camorra, la droga in carcere nei jeans

Camorra, la droga in carcere nei jeans

NAPOLI. Hashish nelle cuciture dei jeans da introdurre nel carcere di Secondigliano in un pacco fittiziamente intestato a un altro detenuto. Così Umberto De Luca Bossa, senza immaginare di essere intercettato, cercava di arginare i controlli e trafficare la sostanza “marrone” con la complicità di Alessandro Ferlotti e della cugina Martina Minichini. A compiere il lavoro artigianale era una sarta di Ponticelli rimasta ignota. La ricostruzione del pacco da introdurre nel penitenziario dimostra come la fantasia dei detenuti non abbia limiti. Dall’inchiesta emerge infatti che il giovane ras, alter ego nel clan di Michele Minichini, aveva escogitato un ottimo stratagemma per eludere i controlli. Tanto più che si era assicurato la complicità di un carcerato estraneo al clan e quindi meno sospettabile. Ma gli inquirenti ascoltavano i suoi dialoghi con Alessandro Ferlotti ed entrambi sono finiti nei guai. Ecco alcuni passaggi delle telefonate intercettate, la prima della quali all’inizio verteva sulla situazione di tensione nel quartiere per la guerra con i De Micco. Va premesso che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria (o eventuale condanna definitiva). Il 6 gennaio 2021 Umberto De Luca Bossa parla con Ferlotti, che gli passa Luigi Austero e Martrina Minichini (sorella di Michele). «Mi raccomando state attenti», dice ad austero. E poi a Martina: «Sì, noi sempre bene, basta che state bene voi fuori... non fatemi stare con il pensiero». Il telefono ritorna poi a Ferlotti, al quale il detenutoi chiede di sollecitare sua cugina (Martina Minichini) affinché commissionasse a una sarta la preparazione dei jeans imbottiti. «Ascolta! Digli alla cugina... a mia cugina, diglielo! Sì... un jeans... due jeans... Mi ascolti? Due jeans belli cuciti! Nelle cuciture! Devo fare un pacco... hai capito cosa ti sto dicendo? Sì, nelle cuciture... il marrone! (hashish secondo la procura antimafia) si devono fare due jeans. Però non dimenticartene, vedi di farlo bene perché devo fare un pacco». Umberto De Luca aveva pensato anche alla consegna: «Faccio venire a qualcuno oppure portalo da una parte e poi se lo vedono loro. Alessandro, non dimenticatelo. Non farmi fare brutte figure. Fai preparare i pantaloni su misura, due jeans». L’indagine sulle piazze di spaccio del Conocal e in altre zone dia Ponticelli controllate dai nemici dei De Micco, coordinata dalla procura antimafia, è stata condotta dai poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura e dai carabinieri dei nuclei investigativi di Napoli e Castello di Cisterna. Trentuno le misure cautelari eseguite (su altrettanti destinatari), di cui 24 in carcere e sette agli arresti domiciliari. Complessivamente gli indagati sono 55, essendo deceduta nel frattempo una donna coinvolto nell’inchiesta. Nell’inchiesta compaiono i ras delle famiglie Minichini e De Luca Bossa, le “pazzignane” Luisa De Stefano e Vincenza Maione, Giuseppe Righello “o’ blob” e altri personaggi noti sia alle forze dell’ordine che alle cronache.

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