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Dona il suo corpo alla “scienza” ma l’Università non può riceverla

Dona il suo corpo alla “scienza” ma l’Università non può riceverla

NAPOLI. Il corpo della signora Flora, per sua stessa volontà donato alla scienza, verrà trasferito all’Università di Bologna, dove sarà opportunamente custodito e poi studiato. È questo l’epilogo della storia di stalli e scaricabile tra le parti. Il corpo donna, infatti, per bocca del suo avvocato Andrea Raguzzino, sarebbe dovuto essere accolto e studiato dal Policlinico Federico II: ciò non è avvenuto poiché la struttura non ha potuto prendere in carico delle spoglie mancando di abilitazione del Ministero della salute a svolgere attività di studio sulle salme. L’avvocato Raguzzino, a seguito della soluzione di questo complesso contenzioso, esprime «in primo luogo, soddisfazione perché, nonostante tutto, siamo riusciti a ottenere che il corpo venga correttamente conservato così da poter essere prelevato dall’Università di Bologna. Siamo riusciti a evitare che tutto andasse perduto e che le volontà di Flora fossero frustrate». Allo stesso tempo, però, non nasconde «un senso di amarezza, condiviso con il figlio di Flora, perché purtroppo è stata persa una buona occasione per raccontare una bella storia di efficienza, eccellenza e capacità di innovazione del Policlinico e delle istituzioni di Napoli come questa città meriterebbe. In ogni caso, seppur in corner, il Policlinico ha dato il suo contributo, e questo non si può e non si vuole negare. D’altro canto, sarebbe stato assurdo il contrario». Il legale della defunta signora Flora ci tiene a chiarire un aspetto di natura tecnica circa i cortocircuiti giuridici che possono prodursi in seno a dinamiche del genere: «Il punto è tutto sommato di semplice lettura. Le norme, che ci sono, andrebbero utilizzate per ottenere i risultati che si propongono, e non per renderne difficile l’attuazione. Trincerarsi dietro una interpretazione o una mancanza di chiarezza di una norma per evitare di assumersi responsabilità, soprattutto in situazioni di emergenza, non ottiene altro risultato che bloccare il sistema e impedire che le cose avvengano».

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