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Racket sul nuovo Eurospin, scacco alla paranza del ras

Racket sul nuovo Eurospin, scacco alla paranza del ras

«Io adesso prendo a uno della vigilanza, vedi quanto sono cornuti, no! Un istituto di vigilanza, questi qua armati e compagnia bella, che già passò sul cantiere, è una persona comunque... loro... ha detto “fateci fare la vigilanza, i soldi me li mandate tramite quelli là”... cioè, tramite questo cristiano della vigilanza». È grazie a quest’escamotage che la paranza di aguzzini capeggiata dal ras del clan Amato-Pagano Marco Liguori si preparava a intascare una tangente estorsiva da 80mila euro, a fronte di una richiesta iniziale di ben 200mila euro, dall’imprenditore Luigi Vitiello, amministratore unico della Immobilmelit, la ditta che nel maggio 2019 stava realizzando il nuovo supermercato Eurospin sulla Circumvallazione esterna di Melito. Per i cinque estorsori, boss compreso, ieri sono però nuovamente scattate le manette. L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri della compagnia di Marano di Napoli, che all’alba di ieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Marco Liguori, ras noto come “Marchetiello”, Salvatore Chiariello “’o boxer”, Domenico De Mase “cap e vacca”, Nicola Schiavone detto “Linuccio il barbiere” e Fortunato Murolo. I cinque, a vario titolo accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, si sarebbero adoperati per affermare, mediante la forza intimidatrice, il controllo del territorio e delle attività illecite del clan sul territorio di Melito e Mugnano. Grazie a una fitta attività di intercettazione e alla successiva denuncia della vittima, è emerso infatti che i cinque aguzzini, a fine maggio 2019, avevano convocato l’imprenditore Luigi Vitiello per estorcergli una tangente da 200mila euro per la realizzazione di un supermercato in via Circumvallazione esterna, dove erano in corso i lavori di costruzione per conto dell’Eurospin Lazio Spa. In quell’occasione, l’imprenditore, dopo aver intavolato una trattativa, riusciva a ottenere il pagamento, in più rate, della minore cifra di 80mila euro. Le attività d’indagine condotte successivamente hanno consentito di acquisire, anche grazie alla denuncia della vittima, gravi indizi di colpevolezza a carico di Marco Liguori, capoclan pro-tempore e nipote acquisito del fondatore Raffaele Amato, tutt’ora detenuto al 41-bis nel carcere di Sassari; e Fortunato Murolo detto “Nanduccio” o “Sasamen”, cognato del più noto Elio Amato, detenuto in regime di 41- bis a Tolmezzo. E ancora, Salvatore Chiarello, detto “Totore ’o boxer”, affiliato storico al clan e referente sul territorio di Melito, attualmente detenuto a Lecce; Nicola Schiavone, detto “Linuccio il Barbiere”, affiliato storico e referente del clan per le estorsioni sul territorio di Mugnano e detenuto a Cosenza; Domenico De Mase, detto “Cap ’e vacca”, affiliato storico e referente per le estorsioni sul territorio di Mugnano, allo stato sottoposto agli arresti domiciliari. Dalle intercettazioni ambientali è emersa l’intenzione del clan di mascherare l’estorsione dietro il pagamento “regolare” di un istituto di vigilanza privata.

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