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11 Ottobre 2023 - 10:13
Il latitante protetto dai parenti. Il fedelissimo del ras Strazzullo si trovava anche in compagnia della moglie, preso mentre era in casa del padre: caccia agli altri fiancheggiatori
NAPOLI. Un perfetto cocktail tra attività tecniche e conoscenza del territorio ha portato l’altro ieri sera alla cattura di Mariano Cangiano, sorpreso nell’abitazione del padre in via Fratelli Magnoni alla Torretta. Stava parlando con la moglie, appena arrivata, quando nell’appartamento sono piombati i poliziotti della sezione Omicidi della Squadra mobile della questura. Il braccio destro del ras Giovanni Strazzullo detto “’o chicc”, già in carcere insieme agli altri componenti del gruppo affermatosi in zona da circa un anno, è rimasto sorpreso e non ha neppure tentato la fuga attraverso i tetti, come pure l’urbanistica del luogo poteva suggerire. Pochi minuti e tra una folla vociante e ostile alle forze dell’ordine, ha seguito gli investigatori del dirigente Alfredo Fabbrocini e del vice questore Luigi Vissicchio agli uffici della questura e poi al carcere di Secondigliano.
Deve rispondere, come i complici, di associazione mafiosa, armi e estorsione nei confronti di parcheggiatori abusivi, ferma restando ovviamente per tutti gli indagati la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva. È difeso dall’avvocato Paolo Gallina. Il blitz è scattato alle 20, chiudendo il cerchio delle indagini sull’ultimo clan nato alla Torretta. Un duro colpo alla malavita della zona grazie alle indagini della Squadra mobile della questura di Napoli con la collaborazione del commissariato San Ferdinando, coordinate dalla Dda. Il personaggio principale dell’inchiesta è Giovanni Strazzullo, ras emergente della zona nonché figlio del più noto Enrico soprannominato “Peperone” (estraneo alla vicenda). Di “’o chicco” gli inquirenti sanno che è parente anche di persone vicine ai Licciardi e per alcuni anni ha vissuto a Secondigliano.
Poi un anno e mezzo fa circa è tornato alla Torretta cercando di farsi largo negli ambienti di malavita, riuscendoci a quanto sembra sulla base dell’inchiesta culminata nei provvedimenti di fermo convalidati in ordinanze di custodia cautelare. Se non te ne vai da qua ti rompo la testa”. “Devi scomparire , altrimenti ti sparo”. Sono le minacce che i componenti del gruppo della Torretta capitanato da Giovanni Strazzullo, figlio del ras Enrico e legato all’Alleanza di Secondigliano e in particolare ai Licciardi, avevano profferito nei confronti di un parcheggiatore abusivo di Chiaia, costretto effettivamente a lasciare il quartiere. Ma non solo, secondo l’accusa e ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, in cinque avrebbero messo a ferro e fuoco la zona con stese, scorribande armate, agguati nei confronti di esponenti dei Frizziero e imponendo tangenti ai parcheggiatori abusivi. Cento euro a settimana da ognuno, se le vittime volevano continuare a lavorare. Anche il Riesame aveva confermato la bontà dell’impianto accusatorio, confermando gli arresti ed escludendo l’aggravante mafiosa soltanto per Emanuele Mastroianni. Gli altri destinatari dei provvedimenti restrittivi sono Armando Mastroianni e Gennaro Ruggiero.
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