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12 Ottobre 2023 - 09:00
NAPOLI. Tentata estorsione da capogiro alla dita edile, i nuovi ras del clan Amato-Pagano arrestati pochi giorni fa sfilano davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia e decidono di avvalersi della facoltà di non rispondere. Scena muta, dunque, per Salvatore Chiariello, Domenico De Mase e Nicola Schiavone. Solo il boss Marco Liguori (nella foto a sinistra) e il fedelissimo Fortunato Murolo (nella foto a destra), attualmente detenuto all’Alta sicurezza nel carcere di Tolmezzo, hanno reso una breve dichiarazione spontanea: entrambi hanno negato gli addebiti, dichiarandosi estranei alla vicenda oggetto dell’inchiesta. Toccherà ora ai loro difensori, gli avvocati Luigi Senese e Rocco Maria Spina, intavolare la migliore strategia in vista del prossimo ricorso al Riesame. L’inchiesta culminata nel blitz di lunedì mattina è stata condotta dai carabinieri della compagnia di Marano di Napoli, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Marco Liguori, ras noto come “Marchetiello”, Salvatore Chiariello “’o boxer”, Domenico De Mase “cap e vacca”, Nicola Schiavone detto “Linuccio il barbiere” e Fortunato Murolo. I cinque, a vario titolo accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, si sarebbero adoperati per affermare, mediante la forza intimidatrice, il controllo del territorio e delle attività illecite del clan sul territorio di Melito e Mugnano. Grazie a una fitta attività di intercettazione e alla successiva denuncia della vittima, è emerso infatti che i cinque aguzzini, a fine maggio 2019, avevano convocato l’imprenditore Luigi Vitiello per estorcergli una tangente da 200mila euro per la realizzazione di un supermercato in via Circumvallazione esterna, dove erano in corso i lavori di costruzione per conto dell’Eurospin Lazio Spa. In quell’occasione, l’imprenditore, dopo aver intavolato una trattativa, riusciva a ottenere il pagamento, in più rate, della minore cifra di 80mila euro. Le attività d’indagine hanno consentito di acquisire, anche grazie alla denuncia della vittima, gravi indizi di colpevolezza a carico di Marco Liguori, capoclan pro-tempore e nipote acquisito del fondatore Raffaele Amato, tutt’ora detenuto al 41-bis nel carcere di Sassari; e Fortunato Murolo detto “Nanduccio” o “Sasamen”, cognato del più noto Elio Amato, detenuto in regime di 41-bis a Tolmezzo. E ancora, Salvatore Chiarello, detto “Totore ’o boxer”, affiliato storico al clan e referente sul territorio di Melito, attualmente detenuto a Lecce; Nicola Schiavone, detto “Linuccio il Barbiere”, affiliato storico e referente del clan per le estorsioni a Mugnano e detenuto a Cosenza; Domenico De Mase, detto “Cap ’e vacca”, affiliato storico e referente per le estorsioni sul territorio di Mugnano, allo stato sottoposto agli arresti domiciliari. Dalle intercettazioni era emersa l’intenzione del clan di mascherare l’estorsione dietro il pagamento: «Io adesso prendo a uno della vigilanza, vedi quanto sono cornuti, no! Un istituto di vigilanza, questi qua armati e compagnia bella, che già passò sul cantiere, è una persona comunque... loro... ha detto “fateci fare la vigilanza, i soldi me li mandate tramite quelli là”... cioè, tramite questo cristiano della vigilanza».
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