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Bagarini al Maradona, l’inchiesta è in bilico

Bagarini al Maradona, l’inchiesta è in bilico

NAPOLI. Bagarini in azione allo stadio Maradona, l’inchiesta che ha portato alla sbarra diciassette presunti specialisti nella contraffazione di biglietti per le partite del Napoli finisce per incrinarsi al termine del processo di secondo grado. I giudici della Seconda sezione della Corte d’appello di Napoli, pur confermando otto condanne, hanno infatti assolto due imputati e dichiarato prescritto il reato contestato per altri cinque. Per due presunti bagarini la pena ha invece subito una decisa sforbiciata. Questo, nel dettaglio, il verdetto emesso dalla Corte d’appello (presidente Francica): Luigi Amirante, pena ridetermina in 4 anni e 4 mesi; Giovanni Barberio assolto; Fabio Calise assolto; Giuseppe Ferrara, esclusa l’aggravante della recidiva e reato prescritto; Salvatore Formentini conferma della condanna di primo grado; Vincenzo Formentini, conferma della condanna di primo grado; Antonio Fraia, conferma della condanna di primo grado; Gennaro Giuliano, esclusa l’aggravante della recidiva e reato prescritto; Agostino Guariniello, esclusa l’aggravante della recidiva e reato prescritto; Rosario Martinelli, difeso dall’avvocato Diego Pedicini, assolto dall’accusa associativa e pena rideterminata in 3 anni e 7 mesi; Ciro Mendozzi, conferma della condanna; Angelo Monnolo, conferma della condanna; Salvatore Picone, conferma della condanna; Luigi Riccardi, conferma della condanna; Vincenzo Riccardi, conferma della condanna; Carmine Scuotto, reato prescritto; Pasquale Vetrano, difeso dall’avvocato Vincenzo Cinquegrana, esclusa l’aggravante della recidiva e reato prescritto. Secondo la ricostruzione della Procura, l’associazione finalizzata alla vendita di falsi titoli di accesso a pubblici spettacoli, quali incontri di calcio e concerti, avrebbe danneggiato soprattutto la Ssc Napoli, costituitasi infatti parte civile nel processo. Ognuno di loro svolgeva un ruolo ben preciso, Martinelli, difeso dall’avvocato Diego Pedicini, provvedeva alla ricezione dei titoli in bianco, proventi di furto, per poi consegnarli a soggetti preposti alla falsificazione. Vetrano, difeso dall’avvocato Vincenzo Cinquegrana, provvedeva alla falsificazione dei titoli in bianco, formando così i biglietti da spacciare. Guariniello, Amirante, Vincenzo Riccardi, difeso dall’avvocato Mazziotti, dopo essersi procurati i titoli in bianco da Salvatore Picone, Angelo Monnolo, Giuseppe Ferrara e Giovanni Barberio, e consegnati al tipografo Pasquale Vetrano, provvedevano al loro smercio. Luigi Riccardi, difeso dall’avvocato Mazziotti, poi metteva in vendita i titoli, cioè i biglietti. In buona sostanza c’era chi era addetto al recupero dei titoli in bianco, recuperati grazie a dei furti ai danni dei rivenditori autorizzati, i quali venivano consegnati poi a Vetrano, tipografo, che provvedeva alla falsificazione e alla stampa, per poi consegnarli a chi era addetto alla vendita. Particolare inciso è per il ruolo del tipografo, Vetrano, assolto dalla Corte d’appello, nonostante avesse avuto - sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti - un ruolo determinante all’interno del consorzio criminale. Condannati tutti dal tribunale di Napoli, all’esito del giudizio di appello sono stati dunque assolti Barberio, Guariniello, Vetrano, Giuliano, Ferrara e Scuotto, mentre per gli altri imputati la Corte d’appello ha confermato la sentenza di condanna o applicato per alcuni di loro una consistente riduzione della pena.

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