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Sangue e politica, Rosa Cutolo porta via 50 anni di segreti

Sangue e politica, Rosa Cutolo porta via 50 anni di segreti

NAPOLI. Giampiero Marrazzo, giornalista e figlio dell’indimenticato Joe, storico reporter della Rai che scrisse il libro “Il camorrista” che ispirò Giuseppe Tornatore nell’omonimo film, sostiene che con la sua morte «Rosetta Cutolo si porta nella tomba tutti quei segreti inconfessabili che decise di non rivelare. Si ispirò al fratello che non si pentì mai, e salvò molti, anche tra i potenti, che ebbero contatti con la loro Nuova Camorra Organizzata». «Quando mio padre Joe per primo riuscì a intervistarla - continua il giornalista - mentì sul ruolo di Raffaele, che definì uomo caritatevole, attento a chi cercava lavoro, ai carcerati loro affiliati, senza attribuirgli minimamente quell’accezione criminale che lo portò in pochi anni ai vertici della Camorra, seminando paura e morti. Le responsabilità di Rosetta furono molte, forse anche più di quelle acclarate - conclude Marrazzo - chissà cosa avrebbe potuto dire se avesse parlato». Segreti a partire da quando Cutolo aiutò i servizi deviati dello Stato a trattare con le Brigate Rosse per la liberazione dell’allora assessore regionale Ciro Cirillo, poi realmente avvenuta nel 1981. Gli anni di vita della Nuova camorra organizzata sono del resto anni di violenza e orrore per Napoli e per l’intera provincia. Vendette, agguati mortali, regolamenti di conti: il clan attua una feroce strategia militare per staccarsi dai confini della provincia nolana e avanzare su Napoli. Raffaele Cutolo (nella foto) ha propri capozona a Ponticelli, Cercola, San Giovanni a Teduccio. Il suo vice è Vincenzo Casillo, soprannominato “’o nirone”: il capo in carica della Nco durante la detenzione di Cutolo, un personaggio chiave nella mediazione tra camorra e Br per la liberazione di Cirillo, sospettato di essere coinvolto anche nella morte del banchiere Calvi, trovato senza vita sotto il ponte dei Frati Neri a Londra (le indagini non sono andate avanti perché nel 1983 Casillo viene assassinato in un agguato). Luogotenente del boss di Ottaviano è anche Corrado Iacolare; tra i portavoce e consigliori del boss la sorella, Rosetta Cutolo, la donna dagli “occhi di ghiaccio”, di professione ricamatrice, ma per i pm sarebbe stata lei a tessere le trame della Nco durante la reclusione del fratello (arrestata nel febbraio ’93, Rosetta Cutolo venne poi scarcerata nel 1999 dopo aver terminato di scontare la condanna). La Nco si espande e si attira le inimicizie di altri capi della mala di Napoli e dell’hinterland. I primi delitti risalgono alla fine degli anni Settanta: dopo lunghe indagini che impegnano quasi tutti gli uomini della Squadra mobile, viene scoperta la “banda della morte”. In tutto sei killer al soldo del boss di Ottaviano, accusati di aver decimato il gruppo La Rocca che gestiva un piccolo giro di estorsioni a Barra. Dalla periferia orientale al cuore della città: gli uomini di Cutolo si scontrano anche con gli storici Giuliano di Forcella, e a seguire con quella che ribattezzata Nuova Famiglia, quando pretendono una tangente da mezzo miliardo di lire sulle sigarette di contrabbando vendute in centro e ai Quartieri Spagnoli. Il 16 aprile 1982 la strage che finisce nelle pagine più nere della storia della guerra di camorra: in quattro ore un commando della Nco stermina un’intera famiglia, i Di Matteo, perché avrebbe iniziato ad avere legami con la Nuova Famiglia. I killer uccidono Mattia Di Matteo e due guardaspalle. All’alba irrompono nella casa dei Di Matteo a Sant’Antimo e uccidono la madre, la sorella e la moglie di Mattia Di Matteo. Viene risparmiato solo un bimbo di tre anni.

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