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15 Ottobre 2023 - 08:31
NAPOLI. Con la condanna definitiva e la conseguente cattura di Ciro Mariano si è chiuso definitivamente il cerchio delle indagini intorno ai killer e ai mandanti della mattanza passata alla storia come la strage del Venerdì Santo, vale a dire l’eccidio costato la vita a tre innocenti, vittime di un brutale agguato a Sant’Anna di Palazzo, la sera del 29 marzo 1991. Il ras dei Quartieri Spagnoli, capo indiscusso del clan dei “picuozzi”, come anticipato ieri dal nostro giornale, è stato arrestato quattro giorni fa in esecuzione di un ordine per la carcerazione emesso dalla Procura generale: la giustizia ha infatti stabilito in via definitiva che Mariano è stato il mandante della strage e, sebbene le condanna risalga a qualche tempo fa, adesso è diventata esecutiva e pertanto il 71enne boss dovrà scontare la pena dell’ergastolo. Fu una guerra tremenda quella scoppiata nel 1991 sui Quartieri Spagnoli, paragonabile per intensità e ferocia (anche se non per numero di morti ammazzati) alla faida di Secondigliano e Scampia. Il fuoco alle polveri, dopo settimane di tensioni tra i vicoli con sparatorie e intimidazioni, fu dato il 24 marzo del 1991. Quel giorno venne ucciso Ciro Napoletano e rimase ferito Vincenzo Romano, il ras soprannominato “Enzuccio”, reggente del clan in quanto braccio destro del boss Ciro Mariano “’o picuozzo”, allora detenuto. L’agguato avvenne nei pressi dell’ex ospedale militare e la vittima guidava la macchina intercettata dai killer. L’episodio diede inizio a una sanguinosa guerra di camorra tra i vicoli di Montecalvario tra gli appartenenti al clan Mariano e una frangia di scissionisti che voleva rendersi autonoma nella gestione del malaffare in alcune zone del centro. A capeggiarli erano Salvatore Cardillo detto “Beckenbauer” e Antonio Ranieri soprannominato “Polifemo”, poi ucciso nel corso di tutt’altra faida che coinvolse i Russo e i Di Biasi in anni leggermente successivi. Invece sui Quartieri Spagnoli, in quel tragico marzo 1991, l’obiettivo dei sicari era Vincenzo Romano (allora considerato braccio destro e consigliori di Ciro Mariano “’o picuozzo”), che rimase soltanto ferito. Ciro Napolitano era il suo autista. Per vendetta il clan Mariano organizzò e attuò la strage del Venerdì Santo il 29 marzo, appena sette giorni dopo: i sicari spararono nel mucchio a Sant’Anna di Palazzo, ammazzando tre uomini che non erano mai stati affiliati alla camorra. Per l’agguato costato la vita a Ciro Napolitano, il 13 maggio 2008 Paolo Pesce (recentemente scomparso) fu condannato in primo grado all’ergastolo dalla Corte d’assise di Napoli per concorso in omicidio, tentato omicidio e violazione della legge sulle armi. Si diede alla latitanza rifugiandosi in Spagna, ma a dicembre successivo fu arrestato dai carabinieri. Ma in appello sentenza è stata ribaltata e “o’ Chieppe” era stato assolto. Tornando invece a Mariano, si trovava in libertà vigilata da aprile 2018 dopo 31 anni di detenzione ininterrotta e dal 2021 era completamente libero. Ma nel frattempo sono emerse le nuove pendenze giudiziarie. Il ras da qualche tempo era molto attivo su TikTok con le proprie poesie.
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