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18 Ottobre 2023 - 07:30
NAPOLI. Gli affari del clan di Secondigliano, passati sotto la lente d’ingrandimento dell’antimafia nel periodo di reggenza di Vincenzo Di Lauro, hanno svelato segreti profondi al punto da far scattare ben 27 misure di custodia cautelare, eseguite ieri mattina. I carabinieri hanno ricostruito decine e decine di episodi sospetti, opachi e nel mirino è finita anche la coppia vip composta dal neomelodico Tony Colombo e dalla moglie Tina Rispoli, vedova Marino, destinatari del provvedimento restrittivo in particolare per aver finanziato attività lecite e illegali, tra cui un opificio ad Acerra destinato ai tabacchi lavorati esteri. Ma non solo: dalle dichiarazioni delle vittime sono emerse le minacce ai familiari di Salvatore Tamburrino, il pentito che indicò alle forze dell’ordine il nascondiglio di Marco Di Lauro. Infine, l’inchiesta è costata l’incriminazione a tre esponenti della Vanella Grassi poco noti alle cronache, tra i quali Rosa Petriccione, madre del ras detenuto Umberto Accurso. I carabinieri del comando provinciale di Napoli e i Ros, coordinati dai pm dalla Dda, hanno concluso con il blitz un’indagine partita dalle attività imprenditoriali e finanziarie del clan di Secondigliano, che ha portato anche al sequestro di beni per 8 milioni di euro. Tra i reati contestati ci sono, oltre al 416bis, il concorso esterno in associazione mafiosa, la turbativa d’asta, l’aggravante della transnazionalità legata al contrabbando di sigarette, l’estorsione aggravata e la violenza privata. Il quadro venuto fuori conferma quanto ipotizzato dagli analisti sin dal periodo del dopo faida: il cambio di strategia del clan: da vecchia a moderna camorra. Le investigazioni, dirette a ricostruire l’operatività del clan nell’arco di tempo tra il 2017 ed il 2021, in continuità rispetto alle indagini per la cattura del latitante Marco Di Lauro (arrestato il 2 marzo 2019), hanno documentato la ristrutturazione organizzativa della consorteria pur nel rispetto delle tradizionali regole imposte da Paolo Di Lauro (“Ciruzzo ’o milionario”, detenuto al 41bis dal 2005 e non indagato), tra cui l’assunzione del comando da parte del figlio maggiore non in carcere. Le indagini hanno consentito di ricostruire, oltre alle tradizionali attività illecite quali stupefacenti, estorsioni ed altro, tra cui le minacce ai familiari del collaboratore di giustizia, una vera “svolta imprenditoriale” quale scelta di fondo dei Di Lauro che, ha abbandonando quasi del tutto l’opzione militare. Era stato infatti il clan soccombente rispetto agli Scissionisti” e ai loro eredi camorristici nelle sanguinose faide per il controllo del territorio e delle piazze di spaccio. In questa prospettiva strategica si collocano le attività imprenditoriali e finanziarie, con ingenti investimenti nel settore delle aste giudiziarie immobiliari, in cui gli affiliati ponevano in essere condotte di turbata libertà degli incanti, attraverso minacce rivolte ad altri partecipanti per costringerli a non presentarsi, permettendo agli emissari del sodalizio di aggiudicarsi gli immobili.
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