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18 Ottobre 2023 - 07:30
NAPOLI. Un ras, Vincenzo Di Lauro, a caccia costantemente di denaro fresco e affari per rilanciare il clan di famiglia e una coppia, Tony Colombo e Tina Rispoli, pronta a tutto pur di accumulare ricchezze cavalcando, all’occorrenza, anche l’onda del successo mediatico. Sono questi i pilastri su cui si è fondato il patto criminale tra il figlio di “Ciruzzo ’o milionario”, il cantante di origini palermitane e la vedova del defunto boss delle Case Celesti Gaetano Marino, dopo il cui assassinio, secondo gli inquirenti, «la Rispoli gli è succeduta “per rappresentazione” e nell’eredità». E ancora: «Tra tutti gli altri asset, va indicato anche il cantante Antonino Colombo, fidelizzato al clan con un mutuo così oneroso da non poter essere restituito e quindi legato sempre più da un vincolo anche personale alla Rispoli, trasformatosi in una relazione nel 2015 seguita da un fidanzamento e dal matrimonio nel 2019». Secondo gli inquirenti che hanno lavorato all’inchiesta, gli affari del trio si sarebbero sostanziati in almeno quattro ambiti: nel finanziamento di una fabbrica clandestina di sigarette di contrabbando, sequestrata nel dicembre 2018, per un investimento da parte della coppia di 35mila euro a mezzo di Raffaele Rispoli; nella ricerca di un ampio capannone per la produzione di “bionde”; nella circostanza di Di Lauro jr occupi con le sue attività commerciali stabili di proprietà di Tina Rispoli, che ne richiede il fitto; nella creazione del marchio di abbigliamento “Corleone”, depositato da Tony Colombo e di cui Di Lauro sarebbe il socio occulto in quanto cofinanziatore delle spese di stampa dei capi e di altre spese di gestione ritenute sospette dai pm della Dda di Napoli. Oltre a decine di intercettazioni e informative dei carabinieri, agli atti dell’inchiesta ci sono anche le scottanti dichiarazioni rese da alcuni ex pezzi da novanta della camorra napoletana. È il caso del pentito Gennaro Carra, ex ras dei Cutolo del rione Traiano, che il 26 novembre 2019, riferendosi alle controverse nozze tra Colombo e Rispoli, ha rivelato: «Non mi risulta che tale matrimonio sia stata l’occasione per stringere alleanze criminali. È stato presente Salvatore Di Lauro, all’esterno della sala della festa, solo per poco tempo, perché c’erano molte telecamere e non voleva essere ripreso». E ancora: «Sia Maria che Tina Rispoli praticano l’usura. Lo perché venni a conoscenza di una vicenda che riguardava un mio amico, Salvatore Amato, che gestisce un pontile a Mergellina. Amato si fece prestare 50.000 euro da Tina e Maria Rispoli... a fronte del prestito ne doveva restituire 70.000 euro nell’anno, ma la cosa di prolungò». Quanto al cantante, il 20 gennaio 2020 sempre Carra ha rivelato: «Il mio rapporto con Tony Colombo era di amicizia e frequentazione quotidiana. Lui aveva un debito con Tina Rispoli di 500mila euro maturato nel 2012 dopo la morte di Gaetano Marino. So del debito perché lui me ne parlò e io gli presentai Mario Cerrone per aiutarlo a estinguerlo. Poi ha sposato Tina Rispoli e non so come ha risolto la sua situazione. Sfogliando le 1.836 pagine dell’ordinanza eseguita all’alba di ieri si apprende poi delle inedite rivelazioni del neo pentito Luigi Casaburi, fratello dell’indagato Gennaro Casaburi, che appena il 29 marzo 2021 ha reso diverse, scottanti dichiarazioni: «Tina Rispoli fa le puntate sui carichi di droga, oppure compra la droga, la rivende e ci guadagna. È in affari con Enzo Di Lauro sulla droga. Lei dà i soldi a Enzo Di Lauro. Oggi lui è a corto di soldi e si fa finanziare da Tina Rispoli. Tina ha tantissimi soldi, metà che gli ha lasciato la famiglia di origine e metà dell’ex marito Gaetano Marino. Tina fa anche usura, non so chi sono le sue vittime, anzi preciso che una delle sue vittime era il gioielliere Ercolino, di cui dirò oltre. Ha molti appartamenti “bassi” nella Maddalena, che affitta, li tiene come appoggio, fa di tutto. So che il palazzo che sta in mezzo all’Arco è di Tina Rispoli. Le puntate prima le faceva con la Vanella e poi con i Di Lauro». A proposito di stupefacenti, Casaburi ha anche sostenuto di aver fatto affari in prima persona con la vedova Marino: «Le ho procurato 50 chili di “fumo” che presi alla Masseria Cardone. Tina me ne chiese 100, ma ne trovai solo 50. Li presi da Antonio “faccia di Boxer”, nelle Torri... Non ho mai visto coloro che materialmente portarono la droga. Il prezzo di acquisto fu di 750 euro al chilo. Ho guadagnato 3.000 euro perché ho fatto un piacere. È stato un “regalo”, un “disturbo”».
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