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L’Emeroteca Tucci rischia la chiusura

L’Emeroteca Tucci rischia la chiusura

Rischia la chiusura l’Emeroteca Biblioteca Tucci, storica struttura culturale napoletana a cui si rivolgono studiosi di quattro continenti, che ad agosto ha compiuto centosedici anni di vita, dei quali i primi sedici trascorsi negli edifici postali di via Monteoliveto e  altri ottantasette nel monumentale palazzo del Vaccaro in piazza Matteotti..
Per più di una volta, negli anni, gli appelli di docenti, scrittori ed editori hanno sensibilizzato l’opinione pubblica e qualche illuminato amministratore. Dal 1996 al 2001 una legge regionale garantì un finanziamento annuale che permise l’incremento del patrimonio, l’assunzione di personale, il varo di un’attività culturale con ricerche, mostre documentarie, pubblicazioni di cataloghi, libri, brochure delle mostre allestite in Italia, Francia e Germania nello stand della Regione Campania. Dal 2002 la legge fu immotivamente non più finanziata, ma è rimasta vigente, tanto che nel 2016 fu rifinanziata e soltanto per una volta. La “Tucci” sopravvisse con le quote di Socio Sostenitore della Fondazione Banco di Napoli e della Camera di Commercio e dei contributi del Ministero della cultura e del Comune di Napoli, cui dal 2008 si aggiunse una convenzione con l’Ordine dei Giornalisti della Campania.

E proprio con il Commissariamento dell’Ordine è cominciata la crisi perché il Commissario, confondendo “convenzione” che ha valore di contratto  con “liberalità” che in linguaggio giuridico significa donazione, regalia,  mancia ha abrogato il versamento annuale. Non bastasse, è arrivata la morosità della Scabec spa, società in house della Regione Campania che aveva contrattualmente chiesto la partecipazione della “Tucci” alla Fiera del Libro del 2021 (Mostra-convegno con pubblicazione di un volume di oltre duecento pagine illustrato in quadricomia).
Napoli rischia di perdere un patrimonio di undicimila periodici italiani e stranieri dal 1648 (tremila dei quali mancanti alle altre biblioteche della Campania), contenuti in trecentomila volumi, cinquantamila libri a partire dall’incunabolo del 1479 “De divinis institutionibus adversis gentes” di Firmiano Lactanzio, cinquecentine, secentine, bolle, decreti,  documenti rari, centinaia di lettere inedite di artisti, scrittoiri, drammaturghi (posseduto nel mondo soltanto dalla “Tucci”) e poi manoscritti, una raccolta unica in Italia di manifesti e libri sul Futurismo (e tanto altro).
Perché perderlo? Perché per Statuto (articolo 20) è previsto, in caso di scioglimento del sodalizio, la donazione del patrimonio bibliografico della “Tucci” ad “altra istituzione culturale avente carattere nazionale e pubblico”. Dopo la Biblioteca Galasso un’altra istituzione culturale si trasferirebbe altrove, per sempre.

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