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Soccavo, scarcerato Legnante junior

Soccavo, scarcerato Legnante junior

NAPOLI. Doveva essere una memorabile giornata di festa e invece non soltanto il Napoli dovette rinviare di una settimana la conquista della scudetto, ma all’esterno dello stadio Maradona si consumò anche un drammatico spargimento di sangue che solo per un puro caso non ebbe conseguenze ancora più drammatiche. Accusato di aver accoltellato il 39enne Giampaolo Ferraro prima della gara con la Salernitana, il rampollo della mala del rione Traiano Mattia Legnante, fratello minore del ras ergastolano Maurizio Legnante “’o talebano”, a inizio luglio era finito in manette in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. Per lui, vista la pesante accusa di tentato omicidio, si profilava una lunga detenzione, ma il processo che ne è scaturito ha preso tutta un’altra piega e per il 34enne di via Romolo e Remo ieri mattina si sono riaperte le porte del carcere. Difeso dall’avvocato Vincenzo Strazzullo, Mattia Legnante è riuscito a cavarsela con una condanna ad appena 2 anni e 6 mesi: un’inezia, o quasi, rispetto ai dieci anni di reclusione invocati dal pubblico ministero in sede di requisitoria. Il gip Campanaro ha però derubricato l’accusa da tentato omicidio e lesioni gravi: da qui il verdetto soft, sulla scorta del quale il giudice ha disposto l’immediata scarcerazione del presunto accoltellatore. Non essendo detenuto per altre cause, già ieri il 34enne del rione Traiano ha così fatto ritorno nella propria abitazione senza alcun tipo di misura restrittiva. Legnante, dal canto suo, durante il processo si era difeso sostenendo di aver impugnato il coltello in quanto durante la festa pre-partita decine di tifosi azzurri avevano circondato la sua auto nei pressi del Maradona e che pertanto si sarebbe spaventato, temendo forse un’aggressione. Ad avere la peggio fu però il malcapitato Ferraro, che finì in ospedale in condizioni critiche, ma che per fortuna riuscì a cavarsela. Il gip ha però stabilito che il ferimento andava qualificato come semplici lesioni e non come tentato omicidio: da qui la condanna mite ad appena due anni e mezzo. Quello dei Legnante, vale la pena ricordarlo, è uno dei cognomi di punta della mala di Napoli Ovest. Il nome di Maurizio è ripetutamente balzato alla ribalta della cronaca negli ultimi anni: arrestato per droga, ma in seguito anche per accuse ben più gravi, “’o talebano” sta attualmente scontando un ergastolo per l’omicidio dell’innocente Raffaele Pisa, ammazzato nell’ambito della faida pianurese tra i Pesce-Marfella e i Mele: Maurizio Legnante, stando a quanto emerse dalle inchiesta giudiziarie, sarebbe stato vicino alla prima organizzazione non solo in qualità di killer, ma anche come referente nella gestione delle estorsioni e dello spaccio di droga. Meno consistente il curriculum criminale del più giovane Mattia, che però un paio di anni fa rimase coinvolto, venendo tra l’altro denunciato, nella furibonda rissa poi culminata nell’assassinio di Raffaele Guida. Per quel delitto è però attualmente imputato soltanto Luciano Divano, il presunto esecutore materiale.

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